Partecipazione e mutualismo, una città in comune

30 maggio 2018, comune-info.net

https://comune-info.net/2018/05/partecipazione-e-mutualismo-una-citta-in-comune/

di Francesco Gesualdi*

 

 

 

 

 

 

Pisa: “Passeggiata senza frontiere” promossa da Una città in comune al Parco di via Montello, con merenda finale preparata dal Chicco di Senape, bottega del mondo

Rimpiango di non essere iscritto nelle liste elettorali di Pisa, perché sarebbe stata una grande soddisfazione dare il mio voto a “Una città in comune”, una lista che a differenza di tutte le altre affronta i problemi delle persone con una visione di società orientata all’equità, all’inclusione, alla partecipazione, alla sostenibilità. In una parola orientata al benvivere, per usare un’espressione delle popolazioni indigeni delle Ande, o all’ecologia integrale per usare un’espressione di papa Francesco, due modi diversi per dire che la salvezza o è di tutti e di tutto o non è. Questo sistema ci ha illuso di poter raggiungere la felicità isolandoci dagli altri, lavorando in maniera egoistica solo per il nostro arricchimento personale. Ma così facendo siamo sprofondati nella tristezza perché abbiamo tagliato le relazioni, siamo sprofondati nella paura perché abbiamo generato scarsità, disuguaglianze, violenza, siamo sprofondati nella malattia perché abbiamo compromesso le basi stesse della nostra esistenza: l’acqua, l’aria, il clima. Solo in una logica di armonia potremo trovare la soluzione ai nostri problemi: armonia personale come capacità di stare bene con noi stessi e con gli altri, armonia sociale come capacità di garantire a tutti una vita degna; armonia ambientale come capacità di mantenere in salute il nostro ecosistema.

Il programma elaborato da Una città in comune, si fonda su questa nuova visione ed è a partire da essa che avanza decine di proposte per fare di Pisa una città capace di benvivere. E lo fa partendo dalla convinzione che la vera ricchezza di una città non si fonda sui soldi, ma sulle persone. I soldi servono e vanno amministrati con onestà, in un’ottica di soluzione dei problemi dei cittadini e non di arricchimento del mondo degli affari. Ma nella città si sta bene quando è inclusiva, accogliente, solidale, pacifica, pulita, risultati che non dipendono tanto dai soldi, quanto dal modo di essere dei cittadini: dal loro grado di generosità, di rispetto, di partecipazione, di inventiva. Per questo il programma di una Città in comune dedica molto spazio alle iniziative di tipo partecipativo, economico, sociale che pur dovendo nascere dal basso avranno tanto più possibilità di successo quanto più sono apprezzate e sostenute dall’amministrazione comunale.

Fra le tante iniziative che “Una città in comune” si è impegnata a sostenere mi piace ricordarne alcune come il mutualismo a livello di condominio e di quartiere per il sostegno di anziani, sofferenti psichici, ragazzi in difficoltà scolastica; l’accoglienza diffusa in famiglia di immigrati, le unità di strada per la lotta alla prostituzione. Ma mi piace ricordare anche altre iniziative di carattere economico come l’introduzione di una moneta locale per sostenere le produzioni e il commercio del territorio. Sostenere l’economia locale non significa porsi contro gli altri, ma al contrario cercare di risolvere i propri problemi senza aggredire le economie altrui come invece fa il mercato globale che permette ai grandi gruppi multinazionali di farsi spazio demolendo le economie degli altri. Le economie saranno tanto più eque e pacifiche quanto più le singole economie saranno orientate a produrre per i propri abitanti, rispettando le economie degli altri e quando serve attivando la solidarietà per aiutare l’economia di chi si trova in difficoltà.

Il locale va riscoperto anche per l’ambiente. Il globale brucia petrolio ed emette anidride carbonica. Tende a sfruttare le risorse, la terra e il lavoro considerandoli costi da abbattere. Solo una comunità che mantiene un contatto stretto col proprio territorio, capisce come la vita dipenda dalla natura e tornerà ad avere un atteggiamento di maggior rispetto nei suoi confronti. Non solo nella fase produttiva, tramite le pratiche di economia circolare, ma anche in quella del consumo tramite pratiche di sobrietà, riuso, riparazione, riciclo. Nuovi stili di vita che oltre all’ambiente fanno bene all’occupazione.

E sullo sfondo di tutto questo una politica di recupero dei beni comuni: non solo l’acqua, ma anche i locali abbandonati siano essi pubblici o privati. Ce lo chiede la Costituzione che riconosce la proprietà nella misura in cui assicura la sua funzione sociale. Buon voto a tutti.

*Allievo di don Milani, ha fondata nel 1985 il Centro Nuovo Modello di Sviluppo. È autore di diversi libri.

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