Patrimonio Pubblico si cambi rotta: basta svendere, si pensi al recupero e al riuso

La giunta Conti ha approvato il piano delle alienazioni per il Comune di Pisa.
Il patrimonio dell’amministrazione locale le cui risorse sono sempre più scarse, continua ad essere messo in vendita in una logica miope e quanto mai fallimentare come ormai già ampiamente dimostrato nelle precedenti amministrazioni. Oggi la situazione è particolarmente grave visto il periodo di crisi e il ristagno del mercato immobiliare che segnano i minimi storici per i valori degli immobili e visto che difficilmente si trovano operatori economici in grado di investire, per cui le vendite si trasformano in svendite se non veri e propri regali alla speculazione finanziaria, con i meccanismi di aste al ribasso che in questa città conosciamo fin troppo bene.

Occorre urgentemente un cambio di rotta. Nella pratica è necessario prevedere un piano straordinario di recupero e riutilizzo di tutto il patrimonio immobiliare che è proprietà di tutti i cittadini e le cittadine che abitano il territorio pisano e che per questo deve al più presto poter tornare a godere dei tanti edifici lasciati colpevolmente in abbandono e al degrado progressivo.

Un cambio di rotta nelle parole e nel senso che gli attribuiamo: si pensa alla valorizzazione solo in termini economici, laddove la valorizzazione per un Comune dovrebbe essere misurato come valore d’uso che la popolazione ne fa. Mettere a valore quindi deve voler dire soprattutto messa a disposizione del patrimonio a fini sociali.

Un cambio di rotta nel metodo: il territorio si riattiva quando è la comunità che vi risiede che ne decide in prima persona le sorti e lo sviluppo futuro, con metodi partecipativi e includenti. La giunta leghista ha invece ha introdotto un nuovo e aberrante paradigma nella gestione del patrimonio pubblico. Vengono spesi dei soldi pubblici per pagare un Advisor che ha il compito di gestire la vendita dei beni pubblici, una figura tecnico professionale che sostituisce il ruolo che è stato affidato tramite le elezioni all’amministrazione e che procede secondo logiche aziendali che non dovrebbero essere propri di un ente locale.

Troviamo inaccettabile che manchi un rilievo dell’utilizzo attuale degli immobili comunali, che oggi tante realtà cittadine utilizzano anche con regolari contratti con il Comune, e che si possa anche semplicemente pensare di metterli in vendita per fare cassa senza alcuna considerazione dell’uso e del valore sociale e culturale che oggi rivestono.

Occorrerebbe quindi non solo avere un monitoraggio puntuale degli immobili attualmente utilizzati, ma anche mettere a disposizione ulteriori spazi pubblici comunali per realtà e associazioni cittadine che ne sono prive.

Un cambio di rotta che è chiesto a gran voce da tutte le manifestazioni ambientaliste che chiedono lo stop al consumo di suolo, alle nuove costruzioni, ma che significa anche che i vecchi immobili debbano essere recuperati senza abbattere e ricostruire da zero, ma con interventi ponderati e innovativi, che preservino quanto più possibile l’esistente.

Dal piccolo appartamento al piccolo fondo commerciale, passando per tutti i grandi immobili in dismissione, tante sono le idee e le proposte che negli anni abbiamo suggerito inascoltati.
L’ex asilo Coccapani: torni ad essere un luogo di educazione pubblica.
La Mattonaia, riapra almeno il piano terra con delle botteghe che recuperino antiche professioni e diventi luogo centro culturale sulla tematica del recupero e del riciclo. Occorre garantire spazi per le realtà e le associazioni cittadine che svolgono attività socio-culturali, anche a partire dal riutilizzo delle sedi delle ex-circoscrizioni da tempo lasciate in abbandono da questa giunta e che devono tornare ad ad essere luoghi di aggregazione e partecipazione per i quartieri.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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