Oggi è l’anniversario, il cinquantunesimo, della morte di Franco Serantini. Una morte atroce, violenta e straziante, avvenuta a opera dello Stato dentro le strutture detentive dello Stato. Morte abbattuta su un ragazzo che per tutta la vita era stato nelle mani dello Stato, detenuto sin da piccolo in regime di semi libertà, unica risposta che lo Stato ha saputo dare alla sua condizione di orfano colpito da molteplici sfortune.
La città di Pisa ha rappresentato per Franco Serantini il luogo del riscatto, della socialità adulta e della libera scelta di poter criticare e lottare per una società più giusta. Non a caso l’ultimo ambiente politico con cui aveva scelto di impegnarsi era il gruppo anarchico intitolato a Giuseppe Pinelli. La città di Pisa, nella sua anima democratica e antifascista, ha accolto e adottato Franco Serantini prima e dopo la morte, evitando che una coltre di silenzio calasse sulla sua morte atroce. Lo Stato infatti, nella veste delle autorità carcerarie, aveva tentato di chiudere in fretta questa storia, facendo seppellire il corpo martoriato di Serantini senza seguire l’iter legale.
Purtroppo a quello slancio democratico da parte della società, a quella capacità di accogliere e chiedere giustizia, non è seguito un riconoscimento da parte delle istituzioni pubbliche. Il processo ai carnefici è stato archiviato, il Comune di Pisa non ha ancora intitolato piazza San Silvestro a Franco Serantini. Oggi ancora lo Stato esercita una violenza incontrollata all’interno delle sue strutture carcerarie, come hanno dimostrato le recenti vicende di Alfredo Cospito e della repressione delle rivolte carcerarie legate alla gestione del Covid.
Un convegno promosso dalla BFS, oggi Istituto storico della Resistenza della provincia di Pisa, ha ricostruito queste storie, ritessendo il filo che parte dalla Costituzione e passa dagli anni Settanta e dalla morte di Franco nel carcere Don Bosco, fino ad arrivare a oggi.
Un’amministrazione comunale deve impegnarsi in questo duplice senso: rendere una parziale giustizia a Franco Serantini, tenere sempre alta l’attenzione verso la condizione carceraria nel Don Bosco. Questo è l’impegno della nostra lista per la prossima giunta.
Una città in comune