Sin dalla sua genesi, il nuovo Piano Strutturale di Pisa e Cascina è stato affrontato e portato avanti dalla Lega con estrema superficialità. La documentazione prodotta è risultata da una semplice somma di quadri conoscitivi e materiali in gran parte già esistenti, redatti per il Piano strutturale dell’area pisana, cancellato proprio da queste due amministrazioni. Manca del tutto il monitoraggio dell’attuazione dei piani vigenti e di valutazione delle previsioni previgenti e manca una vera motivazione per il nuovo assetto del Piano Intercomunale. Questo per un semplice motivo: non ha nessuna logica, dopo anni di ragionamenti di “area pisana”, limitare la redazione di un piano strutturale ai due comuni di Pisa e Cascina.
Oggi, leggendo gli interventi approvati dalla Giunta da sottoporre alla valutazione della conferenza di copianificazione, si chiarisce ancora di più quanto l’unica motivazione di realizzare un piano tra i due comuni sia l’omogeneità di colore politico delle due amministrazioni, ovvero una maggior libertà di manovra, ma nulla a che vedere con la pianificazione territoriale.
Siamo davanti ad un mero elenco senza specifiche e numeri, in cui però compaiono alcune scelte decisamente sbagliate che confermano scellerate previsioni del passato: la cittadella aeroportuale nel quartiere di San Giusto, e la tangenziale Nord-Est. Ancora, si prevede l’ulteriore potenziamento delle aree produttive senza porsi il problema dell’abbandono e del riuso di migliaia e migliaia di metri cubi di cemento che si trovano proprio tra Pisa e Cascina.
Tutte previsioni elaborate dalle Amministrazioni PD degli anni passati, che oggi vengono confermate senza alcuna discontinuità: altro che stop al consumo di suolo! Altro che realizzazione di nuovo verde!
Non è pensabile procedere in questa direzione senza aver realizzato un monitoraggio delle previsioni non completate, delle aree e degli edifici dismessi, del patrimonio inutilizzato e sotto-utilizzato: queste sono le basi minime su cui costruire politiche urbanistiche per risolvere le situazioni di degrado e di speculazione a beneficio della collettività.
Ancora più grave è poi la carenza di obiettivi strategici: in che direzione vogliamo trasformare il nostro territorio? Un esempio su tutti: è completamente assente una strategia concreta di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, che è oggi uno dei veri grandi temi da affrontare anche tramite i piani strutturali. Insomma, si è ridotta l’ambizione del precedente percorso (6 Comuni) senza aggiungere nulla in termini di idee.
Nel frattempo le città, a suon di operazioni speculative basate sul cemento, stanno morendo, lo confermano tutti i dati su ambiente, salute e qualità della vita. Oggi è assolutamente necessario trovare un’altra via, affrontando le criticità e trasformandole in opportunità. Ma questo presuppone una visione organica del territorio e delle sue vulnerabilità, delle sue risorse naturali e della sua biodiversità, della sua bellezza, dei suoi beni culturali. E presuppone che un Piano Strutturale non serva solo a costruire, ma a gestire un territorio nella sua complessità.
Un esempio: la pianura di Pisa, ignorata dal nuovo Piano Strutturale di questa amministrazione (quella a nord, nei territori di San Giuliano e Vecchiano è stata esclusa), è luogo di produzione agricola, ma anche sede di una grande patrimonio artistico, culturale e naturale, di veri e propri corridoi ecologici tra il mare e il Monte pisano, tra Pisa e i comuni confinanti a Sud, e ha bisogno di essere gestita con attenzione per garantire, ad esempio, la sicurezza idraulica della zona urbana. Può offrire itinerari turistici che partendo dalla valorizzazione, ad esempio, dell’acquedotto mediceo, del sistema delle pievi o del sistema della bonifica; può offrire nuove filiere agroalimentari locali che portino qualità ambientale, alimentazione sana e nuove economie, riducendo le emissioni.
Tutto questo non segue i meri confini amministrativi di Pisa e Cascina ma chiede una nuova visione come ad esempio una idea forte di rilancio del rapporto con il Parco di San Rossore a partire dall’area Patrimonio MAB (Man and Biosphere) dell’UNESCO, e che invece è ancora visto in maniera miope come un “limite per lo sviluppo”.
Tutela del paesaggio, qualità ambientale, mobilità sostenibile, sviluppo del trasporto pubblico, diritto alla casa e ai servizi, nuove economie, adattamento ai cambiamenti climatici, sicurezza del territorio, rigenerazione urbana: sono queste le priorità per noi che dovrebbero essere contenute in un Piano Strutturale e di cui, nei documenti presentati dalla giunta Conti, non vediamo traccia.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile