24 marzo 2014, Pagina Q
Pisa. Africa Insieme denuncia: “Per i profughi trattamento di semi-detenzione”
Porte chiuse, impossibilità di contatto con i profughi e per loro nessuna libertà di movimento. Questa la denuncia di Africa Insieme a cui è stato negato l’accesso alla struttura in San Rossore che accoglie i 40 profughi provenienti da Senegal, Mali e Ghana giunti a Pisa lo scorso venerdì.
“Il fatto – ricordano da Africa Insieme – era già accaduto nel 2011, in occasione della cosiddetta ‘emergenza tunisini’ prima, e della ‘emergenza Nord Africa’ poi. Oggi come allora, per accedere al centro di accoglienza serve una speciale autorizzazione dell’Ente Parco. La struttura, tra l’altro, si trova in un luogo molto lontano dalla città, dove non arriva il trasporto pubblico. Di fatto, i ragazzi sono isolati in uno spazio in cui non è possibile ricevere visite, e da cui non è possibile uscire: un luogo di trattenimento e di semi-detenzione, non di accoglienza”.
“Gli ospiti della struttura di San Rossore – prosegue Africa Insieme in una nota – sono per lo più richiedenti asilo: non si tratta cioè di migranti irregolari né di persone accusate di qualche reato. La privazione anche parziale della loro libertà di movimento rappresenta una lesione molto grave di diritti sanciti dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati”.
A spiegare i motivi del “no” alla richiesta di accesso è l’assessore al sociale del Comune di Pisa Sandra Capuzzi. Un no, afferma, “che non è pregiudiziale nei confronti di Africa Insieme, ma che vale per tutte le associazioni e anche per i consiglieri comunali che hanno fatto richiesta di accesso. Alla base – dice ancora – la raccomandazione informale del medico che li ha visitati nelle prime ore e che ha raccomandato qualche giorno di tranquillità. Alcuni profughi inoltre hanno sviluppato un po’ di febbre, altri congiuntivite. Aprire le porte ora significherebbe dare il via ad un via vai a cui non vorremmo sottoporli almeno per qualche giorno”.
Inoltrem aggiunge Capuzzi, “le pratiche sanitarie sono ancora in corso: esami del sangue e screening devono ancora essere completati. Contavamo di chiudere questa fase in 48 ore, ma le mancate indicazioni del Ministero rispetto alle strutture di appoggio ha rallentato i tempi”.
Gli unici ad aver ricevuto l’autorizzazione per entrare nella struttura sono, oltre alla cooperativa Paim a cui è stata affidata la gestione, la cooperativa Il Ponte, l’Arci e il Centro Nord Sud, “ovvero quei soggetti che insieme alla Società della Salute fanno parte del Progetto SPRAR, e che stanno prestando assistenza anche giuridica ai migranti verso la formulazione della domande di asilo, la dove è possibile”.
L’assessore Capuzzi quindi rassicura: appena la febbre sarà passata e i profughi avranno recuperato un po’ di tranquillità l’accesso alla struttura di San Rossore sarà possibile.
Una posizione ribadita anche dall’assessore all’integrazione della Provincia di Pisa Silvia Pagnin: “Sono in corso le riunioni organizzative per programmare le attività per i migranti ospiti a San Rossore. Una volta garantiti alcuni giorni di calma e tranquillità non credo ci sarà alcun problema ad aprire le porte ad Africa Insieme e ad altre associazioni.
Oggi intanto a far visita a San Rossore sarà la commissione consigliare della Provincia, quindi di fatto le porte vengono già aperte ad accessi esterni. E anche la cooperativa Paim fa riferimento a riunioni operative, già nella giornata di oggi, per istituire le figure di riferimento, tra cui, i mediatori. “Arci e Caritas hanno dato disponibilità per fornire propri mediatori”; ha detto Giancarlo Freggia, presidente della cooperativa.
Ma la denuncia di Africa Insieme riguarda anche le complessive modalità di gestione di questa nuova emergenza. “Il migrante – scrivono – coinvolto in queste operazioni viene spostato come un pacco, collocato in zone lontane dalle città e dai centri abitati, privato di un’autentica possibilità di comunicazione col mondo esterno. A livello nazionale, il Ministero dell’Interno ha ancora una volta messo in campo un modello di accoglienza ‘emergenziale’. Eppure, gli sbarchi sono un fenomeno relativamente contenuto, se è vero come è vero che ogni anno tra i richiedenti asilo che giungono nello spazio UE circa un quarto arriva in Germania, un quinto in Francia e un misero 4% in Italia. Dato che proprio recentemente il Governo aveva rafforzato la rete di accoglienza ordinaria dei richiedenti asilo (il cosiddetto “Sistema Sprar”), la scelta di predisporre un sistema emergenziale non sembra dettata dalle circostanze, ma da precisi intenti politici”.
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