Durante l’ultima campagna elettorale Conti ha annunciato alla città che avrebbe costituito una nuova società in house, la famosa “Pisa Crea” per la gestione di eventi culturali e la promozione del turismo. Un annuncio a cui tanti hanno creduto, quando noi, da subito, denunciavamo l’impossibilità di questa operazione alla luce delle normative vigenti.
E così nel corso di questo primo anno di consiliatura iniziano gli illegittimi tentativi della Giunta per trovare una soluzione. Nei mesi scorsi Conti prova a modificare l’oggetto societario della Patrimonio Pisa per trasformarla in Pisa Crea, ma a norma di legge non si può fare, e così si trova un escamotage: il Comune trasferirà alla Patrimonio Pisa i maggiori beni culturali della città. Tutto questo dando incarichi professionali (retribuiti con soldi pubblici) per pareri in merito alla possibilità di realizzare l’operazione.
Manca però un tassello e da qui l’ennesima furbizia, con ulteriore esborso di soldi pubblici. A fine giugno, senza che nel Dup o nel Peg ci sia alcuna indicazione per modificare lo statuto di Pisamo per il trasferimento delle funzioni culturali, Pisamo conferisce tre diversi incarichi esterni per avere dei pareri per inglobare in Pisamo quello che doveva essere “Pisa Crea”. L’obiettivo è modificare l’oggetto sociale di quest’ultima e la possibilità di assumere personale per coprire queste nuove funzioni, considerata la carenza di personale a Pisamo (denunciata ripetutamente anche dall’assessore Dringoli).
A seguito di un nostro accesso agli atti emerge la volontà del Comune di Pisa (sin dal mese di marzo) di far confluire in Pisamo personale già assunto alle dipendenze del Comune. Un’ esternalizzazione pesantissima sulle politiche culturali e turistiche di cui mai nessuno ha parlato in alcun modo, e su cui non c’è stato ad oggi nessun confronto con i lavoratori e le lavoratrici e le organizzazioni sindacali. In linea con le politiche del “Comune leggero” si tolgono al Comune numerose funzioni di controllo e di indirizzo degli stessi organi consiliari; si cerca così di aggirare l’impossibilità da parte di Pisamo, vista anche la situazione economica, di procedere ad un piano di assunzioni per coprire queste nuove funzioni.
Leggendo i documenti ciò che emerge è che, come si suol dire, questa operazione fa “acqua da tutte le parti”: lo stesso parere dell’avvocato Toscano potrebbe definirsi un non-parere in quanto ripetutamente usa le seguenti espressioni “non ho specifiche competenze in materia di diritto societario”, “non è possibile dire una parola definitiva”, “non sono nelle condizioni di esprimermi”, rimandando ad istruttorie degli uffici di Pisamo e Comune che ad oggi non esistono.
Altra questione di rilievo è quale sia la posizione dei Comuni di Vecchiano e Calci riguardo a questo progetto e al percorso avviato, essendo soci di Pisamo: una posizione determinante per capire se l’iter può andare avanti o meno e in che forma. Ma non solo. Come è possibile da parte del Comune di Pisa e di Pisamo chiedere un parere su modifiche statutarie senza aver preliminarmente elaborato un Piano economico finanziario che giustifica e sostenga le ulteriori attività e anche un bozza di modifica del contratto di servizio regolando anche economicamente i nuovi rapporti? Si ipotizza già la sostituzione anche nella governance della nuova società della figura dell’amministratore unico con un consiglio di amministrazione.
E’ inaccettabile che su tutto questo non ci sia nessuna discussione né negli organi consiliari né in città. Temiamo che la Giunta Conti -come avvenuto per la modifica dello Statuto di Patrimonio Pisa, riguardo alla quale abbiamo inviato una segnalazione alla corte dei conti- voglia comunque procedere a prescindere dal quadro normativo.
Conti getta la maschera, proseguendo con questo progetto una politica che attraverso le esternalizzazioni/privatizzazioni smantella e snatura la funzione dell’istituzione Comune, che, ripetiamolo, è tale se è al servizio dei cittadini. I fatti dimostrano come le esternalizzazioni avvenute (vedi mobilità, servizi educativi…) hanno prodotto peggioramento e riduzione dei servizi, e, aumento dei costi. E’ una scelta che inoltre si ripercuote sui dipendenti vanificando un patrimonio di competenze e professionalità che si è costituito nel corso degli anni.
Per tutto questo ci opporremo in tutti i modi e in tutte le sedi affinché non si realizzi questo progetto.