“La società dopo aver completato un’immane opera di bonifica delle aree interessate e dopo aver realizzato ed avviato il Porto turistico e le relative infrastrutture, a causa della crisi che ha colpito l’economia in generale e in particolare i settori dell’edilizia e della nautica non è stata in grado, per mancanza di fondi, di realizzare la parte speculativa dell’investimento – costruzione e vendita di case e negozi – e così rientrare del proprio investimento e quindi si è trovata in uno stato di totale stallo finanziario.”
Sono queste le parole tanto sconcertanti quanto veritiere con cui l’amministratore delegato della Boccadarno Porto di Pisa spa nel maggio del 2016 chiedeva al Comune la rateizzazione del pagamento del canone per la concessione demaniale marittima che in questi anni la società da lui rappresentata non ha pagato, accumulando dal 2013 al giugno del 2016 un debito di circa 500 mila euro. Una rateizzazione su cui il Comune ha dato il proprio benestare alla Agenzia del Demanio motivando così la decisione: “la società stessa non è oggi in grado di ottemperare al versamento neanche parziale dei canoni pregressi e pertanto il piano di ristrutturazione finanziaria è legato alla possibilità di ottenere la rateizzazione dei canoni. L’alternativa è il fallimento della società”.
Da tempo denunciamo la natura speculativa dell’operazione legata alla realizzazione del Porto di Marina che basava la sua presunta redditività sulla realizzazione di oltre 150mila metri cubi di edificato in aree anche pubbliche.
Ora questo viene messo nero su bianco dalla stessa Boccadarno e si usa il “ricatto” del fallimento quando a fare acqua è il modello economico e di sviluppo su cui da sempre si è fondato questo progetto e la sua realizzazione.
D’altronde questa situazione era facilmente prevedibile dopo l’anomalo fallimento della Sviluppo Navicelli, in quanto siamo davanti ad un vero e proprio sistema di scatole cinesi in cui gli stessi attori imprenditoriali ritornano continuamente nelle due compagine societarie: da Panchetti a Stefano Bottai, che negli anni passati ha ricoperto incarichi di primo piano in entrambe, fino a Simone Tempesti. Così come la Sviluppo Navicelli anche la Boccadarno, è bene ricordarlo, è una delle società che ha depositato in Comune, senza che quest’ultimo avesse mai fatto alcun controllo fino a quando abbiamo scoperchiato questo scandalo, fideiussioni tossiche in cambio dei permessi a costruire. Ad oggi per di più la Boccadarno non ha ancora risposto alla richiesta reiterata negli ultimi due mesi da parte del Comune di Pisa di presentare nuove fideiussioni per sostituire quelle farlocche, come evidenziato anche dal referto fatto dai Revisori dei Conti ed inviato alla Procura della Corte dei Conti.
Questa situazione è quella che permette alla Boccadarno di usare il “ricatto” del fallimento, infatti questo è possibile solo perché il Comune non è tutelato dalla garanzie delle fideiussioni, altrimenti il fallimento della società non comporterebbe un danno economico per le casse comunali.
Ma le pendenze della Boccadarno con il Comune di Pisa non si fermano qui. Da anni infatti la società deve pagare 4 milioni di euro al comune ( a cui si aggiungono altri 4 dovuti alla Gea società in liquidazione controllata per oltre il 90% dal comune di Pisa) per alcuni terreni di proprietà comunale interessati dall’opera. Ma anche in questo caso l’intenzione della giunta Filippeschi è quella di fare l’ennesimo regalo alla Boccadarno, chiedendo solo l’indennità di occupazione delle aree, e per di più solo di una parte, e non più l’acquisto delle aree, come invece previsto dalla convenzione, proprio “vista la situazione patrimoniale delle società coinvolte”. Non possiamo non pensare a cosa accadrebbe a qualsiasi cittadino che recintasse un’area pubblica e che addirittura la comprendesse in un’opera edilizia realizzata in area privata.
L’eventuale “condono” alla Boccadarno sarebbe un ulteriore schiaffo al Consiglio comunale che nel dicembre del 2014 ha approvato un ordine del giorno presentato dal nostro gruppo consiliare in cui si dava mandato al Sindaco e alla Giunta di intraprendere tutte le iniziative necessarie per incassare dalla società sia l’indennità di occupazione sia il rispetto delle obbligazioni contrattuali, ovvero l’acquisto delle aree, previste dalle convenzioni, per un valore di circa 4 milioni di euro.
L’amministrazione non solo, quindi, non ha ottemperato ai suoi doveri nel riscuotere milioni di euro dovuti da lungo tempo dalla Boccadarno Porto di Pisa spa, ma non ha neanche intentato in tutti questi anni una causa nonostante le palesi e ripetute inadempienze della società. Nonostante tutto questo oggi l’intenzione del Comune è quella di non chiedere nemmeno l’acquisto delle aree nonostante vi sia un chiaro obbligo.
A questo si aggiunge che tra qualche settimana decadrà il piano attuativo di recupero, approvato dal consiglio comunale con la delibera 89 del 14.12.2006, in quanto il termine di validità di questo strumento è decennale, tempo decorso il quale il piano diviene inefficace per la parte inattuata. Anche a questo proposito non è in alcun modo chiaro come la giunta intenda procedere e ancor più grave sulla vicenda vi sia il silenzio più assoluto, cosa che visto quanto sta accadendo sulla vicenda del pagamento dei terreni ci preoccupa non poco.
E’ evidente ancora una volta come questa amministrazione sia scandalosamente forte con i deboli e debole con i forti. Mentre ai grandi imprenditori la giunta Filippeschi è pronta a concedere ”sconti” milionari, per chi occupa case per necessità o libera spazi abbandonati riqualificando immobili pubblici lasciati al degrado, o è moroso incolpevolmente magari perché ha perso il lavoro, si procede con sgomberi e denunce. Ma di quale legalità parla l’amministrazione Filippeschi? La legalità che tutela la speculazione immobiliare, la rendita e il profitto e non l’interesse pubblico? A questo si aggiunge un atteggiamento preoccupante per cui certi comportamenti da parte del pubblico vengono riservati solo ad alcuni imprenditori e non alla generalità, creando così precedenti pericolosi e dal nostro punto di vista inaccettabile.
E’ evidente che se la giunta proseguisse su questa strada si potrebbe prefigurare un consistente danno erariale su cui poi saranno le autorità competenti a dover fare tutte le verifiche del caso.
Una città in comune
Partito della Rifondazione Comunista