Progetto Caserme confermato, il Municipio chiama a raccolta i sostenitori del Distretto 42

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Rinviato il voto finale sulla mozione restano le parole di Filippeschi e la nota del gruppo Pd, che per il Municipio dei Beni Comuni chiudono il dialogo ed il possibile utilizzo sociale della struttura. “Solite menzogne dell’Amministrazione, non molliamo”

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Non c’è stata la votazione, ma le posizioni assunte dal gruppo consiliare del Pd e dal Sindaco respingono già la mozione sostenuta dal Municipio dei Beni Comuni e presentata insieme ad altri 60 soggetti con oltre 500 firmatari. Difficile, se non impossibile, vedere il ritiro della firma al Progetto Caserme. Dura la reazione degli attivisti: “Il buon senso non ha diritto di cittadinanza a Palazzo Gambacorti. Le dichiarazioni del sindaco Filippeschi chiudono senza eccezioni alla possibilità di un dialogo che sappia tenere insieme buona politica e le straordinarie risorse inespresse della città. Filippeschi senza mezzi termini ha definito ‘irrealistica’ e irresponsabile non solo la richiesta di un ritiro della firma da parte del Comune dal protocollo ‘Caserme’, ma addirittura trascurabile una progettazione che è il frutto di un anno di lavori, alla quale – tra le altre cose – hanno preso parte professionisti e studiosi di architettura e urbanistica”.
“Per il sindaco di Pisa è realistico – prosegue il Municipio – perseverare in un progetto fermo da 15 anni che richiede 200 milioni di euro, e che allo stato attuale non ha reperito nemmeno 1 euro di risorsa. Con paradossale disinvoltura Filippeschi da una parte ignora la proposta di autorecuperare a costo zero un bene per tutta la città, dall’altra evita di ricordare che la richiesta di entrare in possesso di quel bene tramite il cosiddetto federalismo demaniale è stata respinta proprio per la testarda insistenza sul Progetto Caserme. Sono le solite stanche menzogne, come quelle sui presunti danni erariali che deriverebbero da una revisione del disegno originario, quando tutti sanno che su un progetto di mera intesa qual è il protocollo ‘Caserme’ non è previsto niente di tutto ciò”.
Un atteggiamento del Primo Cittadino che testimonierebbe “il teorema di Filippeschi: ‘Io ho vinto le elezioni e io decido cosa è giusto fare’. Un’aberrazione che non ammette replica da parte di nessuna opposizione, sia essa di partito o di movimento, per cui le istanze sociali e i bisogni, se non sono riconosciuti dall’autorità non hanno diritto di cittadinanza. L’intervento di ieri ha segnato una tappa inquietante della storia politica cittadina, il cui senso impressiona e spaventa. Siamo di fronte a uno scollamento radicale tra corpo civile, sociale e le istituzioni rappresentative, per il quale l’espressione di una posizione alternativa a quella di ‘chi comanda’ è un’inezia, un fenomeno da ovviare sulla base di un presunto consenso totale”.
“Se il sindaco Filippeschi avesse tempo di spulciare tra le firme dei cittadini che hanno sottoscritto la mozione – concludono gli attivisti – troverebbe invece tanti dei suoi elettori ed elettrici. La necessità di dare precedenza alla discussione sui fatti di Tunisi non ha permesso la votazione conclusiva. Tutto è stato rimandato a giovedì 26 marzo, quando si concluderà la discussione e noi saremo ancora presenti. Cosa accadrà in quella sede? Le prospettive non sono rosee, tutt’altro, ed è per questo che invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a essere ancora una volta presenti in massa. Lo abbiamo già affermato e lo ribadiamo: a quel punto sarà la città a decidere quando e come riaprire i cancelli di via Giordano Bruno”.

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