E’ ancora di questi giorni la notizia dei continui e intollerabili disagi che affliggono i pazienti, anche gravi, costretti a rivolgersi al Pronto Soccorso di Cisanello e il personale costretto a lavorare in condizioni altrettanto intollerabili.
Al di là di qualsiasi estemporanea interpretazione in chiave campanilistica, qualcuno ha adombrato, infatti, la volontà della regione di potenziare Careggi a scapito delle strutture pisane, ci sembra invece doveroso sottolineare che le criticità del pronto soccorso si sono manifestate sin dalla sua inaugurazione (basta ricordare la vicenda a dir poco sconcertante dell’eliporto). La situazione emergenziale (termine antitetico agli scopi della struttura!) che si è poi determinata rappresenta per Rifondazione Comunista e una città in comune la cartina al tornasole del fallimento del modello di sanità propugnato da Rossi in 10 anni di assessorato seguiti da 4 anni da presidente della Regione. Sempre più cittadini, infatti ricorrono al Pronto Soccorso per la mancanza di servizi e strutture che sul territorio possono essere un efficace alternativa per la risposta ai bisogni sanitari; la riduzione dei posti letto e la “trasformazione” deila struttura Ospedaliera per sola acuzie, non si è accompagnata come doveva a un reale potenziamento dei servizi territoriali.
In questa logica il Pronto soccorso è inoltre spesso la soluzione a tempi di attesa, che sono per alcune indagini diagnostiche estremamente lunghi:
Si è praticata altresì, secondo la logica dichiarata della razionalizzazione e dell’efficientamento una progressiva riduzione dei piccoli presidi ospedalieri, privilegiando la costituzione di strutture “centralizzate” imponenti, che si sono rivelate invece estremamente costose sia in fase di realizzazione, ma soprattutto in fase di gestione.
Una situazione inoltre peggiorata dai sistematici tagli al SSN operati dai governi centrali, tagli che hanno avuto ripercussioni pesantissime sul numero dei posti letto, sulle assunzioni del personale addetto all’assistenza e su quello delle ditte legate ai servizi esternalizzati; come dimenticare, infatti, la vicenda Sodexo.
Si è continuato a spendere ingentissime risorse anche in una fase di tagli cospicui, senza aggredire sacche di sprechi e di privilegi particolarmente evidenti nella Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana: dalla incomprensibile duplicazione delle strutture e dei reparti con la conseguenza che dirigenti di struttura hanno la responsabilità di pochissimi, in alcuni casi non più di 10 posti letto, alla gestione della libera professione (la cosiddetta intramoenia) per la quale è addirittura dedicato un intero edificio a Cisanello senza l’adeguato e indispensabile contrappeso della parità nei tempi di attesa per le prestazioni in regime pubblico.
Insomma, a noi sembra che se qualcuno ha da recriminare sulle scelte fatte, inclusa quella della determinazione dell’architettura dirigenziale e di vertice, questi sia il presidente Rossi e il suo assessore alla sanità che non possono scaricare in alcun modo le proprie, esclusive, responsabilità.
Una città in comune
Rifondazione Comunista