Abbiamo sempre sostenuto che la raccolta porta a porta e’ necessaria per dare sostanza alla sostenibilità di cui spesso si parla, e per raggiungere gli standard richiesti dalla normativa e già raggiunti da altri Comuni del nostro territorio. Accogliamo quindi con soddisfazione la conferma che l’Amministrazione pisana voglia provare a colmare il ritardo storico che ha accumulato dopo che, nel 2007, è tornata indietro sulla scelta del “porta a porta” (PaP).
Le intenzioni esposte dall’Assessore Sanzo lasciano però degli interrogativi e pongono dei problemi a cui è necessario rispondere per assicurare che la raccolta PaP sia implementata con successo.
Ad oggi ottime esperienze sono state realizzate anche vicino a noi o in città di dimensioni simili a Pisa, esperienze da cui si può attingere. Inoltre Pisa aveva già sperimentato il PaP e Geofor ha già pratica di raccolta porta a porta. Perché quindi si prevede una messa a regime del servizio così lenta? E’ davvero necessario impiegare oltre due anni per arrivare all’applicazione su tutto il Comune?
E intanto i cittadini pisani continuano a pagare l’ecotassa per il mancato raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata previste dalla normativa, grazie alle scelte portate avanti fino ad oggi.
Perché poi fare un “test” (di ben 8 mesi) su Ospedaletto, che non è un quartiere rappresentativo della città per densità abitativa? Perché poi escludere il Centro Storico?
Inoltre ci sembra di capire che ad oggi, al di là dell’annuncio fatto, non ci sia un piano vero e proprio, visto che in Consiglio Comunale non è stato presentato neanche un piano finanziario. Per evitare le brutte esperienze del passato, crediamo che sia necessario, invece di andare allo sbaraglio con generici annunci, presentare un piano completo e articolato che comprenda i tempi e le modalità della raccolta, un piano finanziario, un piano di comunicazione e un piano di riduzione della produzione di rifiuti, con obiettivi e risultati attesi.
La raccolta porta a porta, per avere successo, richiede la collaborazione di tutti i cittadini e deve essere quindi accompagnata da una campagna di informazione ben costruita, non solo con materiale informativo ma con incontri nei quartieri e con le associazioni di categoria.
Già dall’articolo però traspare la scarsa convinzione dell’Amministrazione: dopo aver annunciato che ci vogliono ben due anni per applicare il PAP, si dice che i costi di raccolta aumenteranno, quasi a voler scoraggiare in partenza i cittadini: se ben applicata invece i costi complessivi diminuiranno perché diminuiranno i costi di smaltimento finale, perché la vendita del materiale recuperato porta degli introiti, come hanno dimostrato esperienze analoghe nella nostra stessa Provincia e perché i cittadini non dovranno più pagare l’ecotassa.
Teniamo conto anche che passare dal 40% a oltre il 70% di raccolta differenziata consentirebbe di rinunciare all’inceneritore, che costa ai cittadini ben 3 milioni di euro l’anno di sole perdite di esercizio.
Inoltre, la raccolta PaP è una attività ad alta densità di lavoro che darà un sostegno all’occupazione. Non è quindi negativo sostenerne i costi, perchè questi andranno a pagare posti di lavoro invece che le rendite di posizione dei gestori di impianti di smaltimento. Piuttosto, si imponga che i contratti di subappalto prevedano per i lavoratori le stesse garanzie dei dipendenti Geofor.
Chiediamo quindi al Comune di intraprendere la strada del PaP con più convinzione e con serietà e in tempi piu rapidi, per raggiungere i valori consoni di raccolta differenziata entro il 2014, risparmiando quindi l’ecotassa e mettendo in cantiere lo spegnimento di un inceneritore dannoso per la nostra salute e per le nostre tasche.
Per Una Città in Comune
Marco Barbato