In pochi mesi, nella zona di rimessa di Rete Ferroviaria Italiana di Pisa, in Via Campaldo, si sono verificati due incidenti che solo fortuitamente non hanno provocato vittime.
Tra le notizie di giovedì mattina c’è stata quella di un tredicenne che ha rischiato di essere folgorato in una rimessa di RFI, alle porte di Pisa.
Purtroppo, abbiamo rivissuto il dramma del diciassettenne di aprile dello scorso anno: in entrambi i casi, fortunatamente, la conclusione non è stata tragica.
Che due adolescenti avventati, nella ricerca di avventura propria dell’età, rischino la vita per folgorazione da cavi elettrici, dopo essere saliti sul tetto di vagoni in manutenzione o in riparazione, non deve concentrare tutta l’attenzione riguardo a tali episodi. Non basta scaricare la responsabilità su due adolescenti in cerca di “emozioni e trasgressioni”, soprattutto perché i due episodi, a distanza di circa otto mesi, presentano analogie impressionanti.
La domanda che rivolgiamo ai responsabili di RFI è la seguente: quali sono i dispositivi e le strutture di controllo e di sicurezza per l’area interessata, nel Comune di Pisa al confine con quello di SGT? È mai possibile che non ci sia alcuna forma di controllo, che impediscano l’accesso ai vagoni in rimessa? Quali sono i provvedimenti che RFI ha preso per rendere più sicura l’area dopo l’episodio di aprile, e quali intende prendere dopo questo altro incidente?
Infine: l’Amministrazione comunale di Pisa intende chiedere spiegazioni e sollecitare interventi per evitare che si ripetano incidenti simili? Non vorremmo dover dire “l’avevamo detto”, qualora dovessero verificarsi altri incidenti, ci auguriamo mai letali.
Purtroppo, la nostra fiducia in RFI rispetto alla sicurezza non è delle migliori, vista l’incuria emersa in situazioni ben più tragiche (Viareggio): auspichiamo che la risposta non si faccia attendere e che sia convincente.
Una città in comune
Rifondazione Comunista