Il 10 febbraio, nel Consiglio comunale dedicato al Giorno del Ricordo, l’Amministrazione di Pisa ha messo in scena uno spettacolo grottesco.
Lo storico Andrea Ungari ha rimproverato l’Anpi per aver presentato E le foibe? di Eric Gobetti, libro definito come «libercolo riduzionistico» che «ha creato parecchi problemi e parecchie lamentele nei confronti dell’editore e di chi lo pubblicizza», ma poi lo ha criticato solo per la durata della presenza della repubblica veneziana sulla costa dalmata in età moderna.
Ha parlato il presidente della sezione pisana del Comitato 10 Febbraio, associazione nata «per la salvaguardia dell’identità italiana» nell’Adriatico orientale che rivendica la presenza italiana «sulle due sponde dell’Adriatico da millenni» e riporta nella sua tessera associativa le terzine di Dante che fissano i confini italiani a Pola (ma nel 1300 cos’era una nazione? torniamo ai manuali di storia…).
L’assessore al benessere degli animali e alle tradizioni storiche, Filippo Bedini, si è rifatto all’autorità di Augusto Sinagra, l’avvocato difensore di Licio Gelli e dei generali di Videla, tessera n. 946 della P2 e candidato di Casa Pound, per sostenere che le foibe furono un genocidio d’italiani.
A Pisa assistiamo alla farsa di un’armata Brancaleone che invece di inneggiare alla riconquista di Gerusalemme, punta sull’Istria. Un’armata indecente che sfrutta lutti e dolori per costruire una legittimità politica per l’estrema destra.
Tutto ciò sarebbe ridicolo, se intanto l’autore del «libercolo riduzionistico», lo storico Eric Gobetti, non fosse sotto l’attacco costante di haters di estrema destra, bersaglio di centinaia di messaggi violenti contenenti minacce fisiche a sé e ai familiari. «Ho paura per me e per i miei figli, non posso negarlo, ma tutto questo odio mi fa capire di essere sulla strada giusta». A lui va tutta la nostra solidarietà.
Una città in comune