Abbandonare definitivamente la raccolta porta a porta, sostituendola con l’installazione di nuove postazioni di cassonetti in città. E’ questa la sciagurata proposta che la Giunta Conti ha messo nero su bianco nel Documento Unico di Programmazione 2024-2026 che nei prossimi giorni andrà in approvazione in consiglio comunale
Una scelta totalmente sbagliata e in controtendenza con quanto avviene in tutte le altre città che ottengono risultati sempre migliori per la raccolta differenziata e il successivo riciclo.
Con un dato di raccolta differenziata fermo ormai da anni ad un misero 65%, l’amministrazione di centrodestra pensa addirittura di tornare indietro con strade inefficienti e oltretutto costose.
Da anni evidenziamo che il sistema di raccolta dei rifiuti misto crea confusione e disparità fra i cittadini, e che oltretutto non funziona. Comuni simili al nostro che hanno scelto la soluzione unica del porta a porta hanno raggiunto risultati di gran lunga migliori di Pisa e contestualmente hanno anche ridotto i costi del conferimento in discarica.
L’unico modo per aumentare rapidamente la percentuale di raccolta differenziata è l’applicazione del porta a porta in tutta la città, investendo sulla qualità e sulle tutele per i lavoratori e le lavoratrici che lo svolgono.
Da parte nostra ci opporremo a questa linea, ma non solo. Per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e abbassare i costi per i cittadini bisogna attuare una strategia chiara ed univoca con l’obiettivo “rifiuti zero”, obiettivo per il quale è necessario che l’intero ciclo di gestione dei rifiuti sia basato su riduzione alla fonte, sulla raccolta differenziata spinta, sull’attivazione delle filiere del riciclo e sulla progressiva riduzione dello smaltimento in discarica, fino ad annullarlo. Per questo abbiamo presentato un pacchetto di emendamenti al Documento Unico di Programmazione per l’assunzione e l’attuazione di una strategia “Rifiuti zero” da parte del Comune di Pisa.
A questo si aggiunge che con questo sistema inefficiente, il costo della TARI continua a crescere, diventando insostenibile per le famiglie a basso reddito nonostante gli sconti, anche a causa di un sistema di calcolo della tariffa che non tiene conto della effettiva produzione (tariffazione puntuale), né delle attività no-profit. Per il 2024 si prevede infatti un ulteriore aumento: anche se non ancora quantificato puntualmente, dai documenti collegati al bilancio si prevede che il gettito della Tari per il 2024 vedrà un aumento complessivo di 2 milioni 880 mila euro rispetto al 2023, che graverà ancora una volta su cittadine e cittadini.
Per ottenere una vera riduzione dei rifiuti, invece, è necessario lavorare su molti fronti: ad esempio anche favorendo le filiere locali, in particolare quelle agroalimentari, che riducono drasticamente gli imballaggi.
Su questo punto il Comune dovrebbe svolgere un ruolo cruciale, cosa che in questi anni non ha fatto, sia orientando gli acquisti per le mense scolastiche verso i prodotti del territorio e agevolando sistemi di acquisto collettivo come i Gruppi di Acquisto Solidale, sia favorendo idonee filiere che possano garantire l’offerta di prodotti locali, biologici, di qualità senza imballaggi in plastica. Questo approccio innesca meccanismi virtuosi come la gestione locale degli scarti organici, il rafforzamento dei legami tra la città e la sua campagna, il rafforzamento delle produzioni di qualità e meno impattanti nelle aziende agricole del territorio.
E’ necessario, inoltre, implementare la raccolta differenziata in tutti gli edifici comunali: dare il buon esempio è la prima cosa, e ad oggi questo non accade. Al contempo serve sempre da parte del Comune una regia pubblica per una proposta collaborativa anche a tutti gli altri enti pubblici presenti in città.
Rilanciamo, infine, la necessità di un vero e proprio un piano cittadino per l’economia circolare per diminuire la produzione di rifiuti alla fonte, il consumo di materiali, di cibo e di acqua e attuare la strategia “rifiuti zero”, che contenga le seguenti misure che porteranno, oltre ai benefici ambientali, ad abbassare i costi di smaltimento:
1) Monitorare e migliorare il sistema di raccolta porta a porta, per migliorare la qualità del rifiuto che si può recuperare e diminuire il rifiuto indifferenziato;
2) Introdurre la tariffazione puntuale dei rifiuti: chi inquina di più paga di più;
3) incentivare il compostaggio domestico, quantificare il rifiuto prodotto pro capite, dare incentivi sulla TARI per chi riduce la produzione di rifiuti;
4) Agire per ridurre il costo della TARI, soprattutto per le categorie economicamente più deboli e per le attività non commerciali come le associazioni no-profit;
5) Elaborare e attuare un piano cittadino contro lo spreco alimentare, inserito nel Piano del cibo locale, coinvolgendo soggetti privati (es. ristorazione, la distribuzione al dettaglio e Grande Distribuzione) e pubblici (es. mense scolastiche; Azienda ospedaliera pisana; mense DSU, CNR, Sant’Anna e Normale);
6) Realizzare programmi di formazione nelle scuole sulla riduzione della produzione di rifiuti;
7) Fare accordi con altri grandi enti, con gli operatori economici (in particolare commercio, ristorazione, alberghi) e con la grande distribuzione per migliorare la raccolta differenziata e per incentivare la vendita dei prodotti sfusi.
Solo una politica coordinata e mirata a livello cittadino, che coinvolga tutti i grandi produttori di rifiuti, che miri alla riduzione alla fonte dei rifiuti e che migliori e renda uniforme la gestione della raccolta differenziata può portare Pisa ad essere finalmente una città virtuosa.
Ciccio Auletta – consigliere comunale Diritti in comune: Una città in comune – Unione Popolare