Rotta Balcanica: volontari di Trieste sotto accusa per reato di solidarietà

Esprimiamo la nostra solidarietà a Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir che all’alba di martedì hanno subito nella loro abitazione di Trieste un’irruzione da parte della Polizia, che ha acquisito documenti, telefoni e computer, perché sospettati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Fondatori dell’associazione di volontariato “Linea d’Ombra”, i coniugi Lorena e Gian Andrea (psicoterapeuta lei, professore di filosofia in pensione lui) sono noti per le cure che negli ultimi anni hanno prestato, assieme ad altri volontari, ai migranti che giungono a Trieste, sfiniti e spaventati, dopo una lunga traversata lungo la rotta balcanica. Non è raro incontrare i volontari davanti alla stazione con farmaci, disinfettanti, fasce e cerotti per curare i piedi piagati di chi non ce la fa più: un gesto di solidarietà che non risolve certo il dramma ma porta un po’ di conforto.

Com’è noto, migliaia di persone si addensano nel nord della Bosnia, al confine con l’Unione Europea, in campi mal gestiti e nelle strade, in condizioni di vita inaccettabili. Sul confine la polizia croata, assistita e finanziata da Frontex e dall’UE, cerca di bloccare il passaggio dei profughi: ciò avviene spesso con mezzi violenti. Si parte dal furto di telefoni, soldi, vestiti e persino delle scarpe, per arrivare a episodi di tortura vera e propria, fisica e psicologica. Linea d’Ombra si impegna in questo contesto, con denaro raccolto mediante donazioni, per rendere meno insopportabili le condizioni di vita dei profughi, per denunciare le situazioni inaccettabili nei campi e il disumano comportamento delle polizie di confine.

Numerose sono state le attestazioni di solidarietà a Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir. Tutti si pongono seri interrogativi sulla necessità di un’azione così plateale nei confronti di una persona incensurata di 84 anni, impegnato da anni con incredibile dedizione nell’assistenza umanitaria.

Una città in comune

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