Il più antico orto botanico universitario al mondo per fondazione, preziosissima perla della nostra città, nell’area di grandissimo valore storico e artistico di via Santa Maria, della Torre e del Santa Chiara, è a rischio. Un rischio causato dalle dissennate politiche di “sviluppo” che sono alla base del cambiamento climatico e che a Pisa sono più applicate e più vive che mai e che purtroppo anche nella nostra città non si riescono a cambiare davvero.
La notizia uscita sui giornali, dello studio condotto dall’Università di Pisa, colpisce davvero al cuore e fa riflettere anche sulla cecità con cui si portano avanti le pratiche di governo della città, mettendo ancora l’auto privata al centro della mobilità, non ponendo minimamente in discussione i consumi sfrenati, il turismo mordi e fuggi insostenibile, l’utilizzo delle fonti fossili, mai prendendo in seria considerazione la necessità strategica di rafforzare la presenza multifunzionale sul verde. Parliamo di multifunzionalità perché il verde ha davvero tante utilità per la città: ne aumenta la bellezza, dà spazio alla vita sociale e ricreativa di persone di ogni età, è fondamentale per la salute nelle aree urbane, incrementa la permeabilità dei suoli, mitiga gli impatti dell’inquinamento e del cambiamento climatico, offre riparo e nutrimento alla biodiversità. L’investimento sul verde è una delle vere grandi opere necessarie e strategiche a Pisa e non va trattato come pura decorazione o intralcio, come abbiamo visto e vediamo fare prima dal centrosinistra e ora dal centrodestra.
L’Orto botanico, poi, ha un valore monumentale, simbolico e scientifico unico al mondo. Nello scenario più pessimistico, da quanto leggiamo sui giornali si parla di perdere il 60% delle specie arboree che ora lo popolano: una perdita di un valore incalcolabile. Tra queste c’è addirittura l’alloro, una pianta fondamentale nella nostra cultura, tanto che incorona la testa di Dante. Pensiamo se poi questa perdita fosse la spia di un cambiamento di portata così ampia da coinvolgere massicciamente gli ecosistemi boschivi e campestri che circondano la nostra città: una tragedia epocale!
E’ possibile ignorare tutto questo? Noi crediamo di no, anzi: pensiamo che lo studio dell’Università debba aprire a nuove e ulteriori riflessioni che investano tutta Pisa: salvare l’Orto botanico deve avere lo stesso valore che ha avuto salvare la Torre e deve essere assunto alla base di un modello generale di cambiamento del governo della città, anche a partire dall’investimento sul verde e dalla lotta al cambiamento climatico. Costituisce insomma un punto di partenza e un punto d’arrivo allo stesso tempo. Non solo: può contribuire a mettere in moto azioni di ben più ampia portata, infatti può diventare un simbolo di importanza internazionale nella lotta al cambiamento climatico.
Crediamo che debbano immediatamente essere aperte le riflessioni su quello che serve fare per tutelarlo, e che questo sia uno degli ambiti in cui città, università e sistema della ricerca tutto debbano parlarsi per sviluppare sinergie. Per farlo però sono necessari consapevolezza della gravità del problema, studio, fantasia e creatività per immaginare nuovi modi di gestire la città, coraggio politico per attuarli coinvolgendo la popolazione. Purtroppo centrodestra e centrosinistra, portandoci fino a questo punto, hanno già dimostrato di non essere all’altezza della sfida.