Rompiamo il sistema Bani!
La partecipata assemblea del 27 gennaio, con oggetto “Ripensare il modello di gestione del parco e la tutela del territorio”, ha visto consolidarsi una comunità “dal basso” del Parco formata da cittadini e cittadine e realtà provenienti da tutti i Comuni che insistono nel territorio del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, decisa ad agire insieme per tutelare questo enorme patrimonio naturale che oggi è sempre più sotto attacco da chi governa ad ogni livello e dagli appetiti speculativi e militari.
Rappresentanze di comitati e coordinamenti ambientalisti da Massa a Livorno, passando per Viareggio, Lucca e Pontedera si sono riuniti per ragionare collettivamente di un nuovo modello di gestione del Parco. Tante le criticità emerse, a partire dalla proposta, oggi in attuazione, di realizzare una nuova base militare per l’addestramento operativo dei reparti speciali dei Carabinieri. Proposta avanzata in primis dal Presidente dell’Ente Parco Lorenzo Bani, che invece avrebbe dovuto essere il primo ad opporsi ad una simile ipotesi che avrà un impatto devastante.
Per comprendere l’eccezionale gravità di questa scelta, si deve ricordare che l’area prescelta, dove un tempo era collocato il centro di ricerca militare “Cisam”, ora dismesso:
è in un’area quasi totalmente boscata e con una copertura boschiva relativamente integra perché non frequentata da anni;
è in un’area interna del Parco e non in un’area contigua, quindi con un grado di integrità dell’ecosistema e un livello di tutela decisamente alto;
è un’area inserita in un contesto di grande pregio ambientale come la tenuta di Tombolo;
ricade inoltre all’interno di una “zona cuscinetto” della riserva della biosfera MAB “Selve Costiere di Toscana”, cioè una zona la cui finalità – riconosciuta all’interno di un programma globale dell’UNESCO – è rafforzare l’azione protettiva delle vicine zone centrali. Vi si sperimentano metodi di gestione delle risorse rispettosi dei processi naturali, si promuove la ricerca scientifica e sperimentale, l’educazione ambientale ed il turismo sostenibile” (si veda al riguardo la chiara scheda contenuta in https://avanzi.unipi.it/il-ciraa-e- lunesco/, corredata di cartografia);
ricade infine all’interno della Zona di protezione speciale (ZPS) “Selva Pisana” della rete europea Natura 2000.
L’area ex-Cisam, insomma, è nel cuore di una più vasta area che – indipendentemente tra loro – nel corso dei decenni la Regione Toscana, l’Unione Europea e l’UNESCO hanno ritenuto degna di speciali misure di tutela: l’inserimento nell’area interna del parco regionale, la designazione come “zona cuscinetto” di una riserva della biosfera da parte dell’UNESCO e la designazione come ZPS da parte dell’Unione Europea all’interno del programma Natura 2000.
In questo contesto, proporre una base militare con relativo carico di abbattimento di alberi, asfaltatura di strade, costruzione di edifici, presenza umana, traffico di mezzi, non può essere spacciata come operazione a impatto zero con “ecostrutture” soltanto perché i nuovi edifici avranno i pannelli solari o perché verranno piantumati nuovi alberi. Un ecosistema non è la semplice somma delle sue parti: è un insieme di relazioni tra gli organismi che lo compongono, che non possono essere ricreate in un’area che ha perso la sua naturalità. Per cui le tanto pubblicizzate nuove piantumazioni che rimpiazzino gli alberi che verranno tagliati non saranno mai una compensazione adeguata e la perdita di naturalità, il rumore, il traffico che invaderanno quest’area non potranno mai essere mitigati. Gli impegni che l’Italia ha sottoscritto sulla necessità di aumentare la superficie delle aree protette per conservare la biodiversità ci impediscono di intaccare un ecosistema ad alto livello di protezione e ci impongono invece di rinaturalizzarlo completamente, demolendo e smantellando la vecchia centrale nucleare e riportando tutta l’area a bosco. Questo un presidente del Parco Regionale più importante della Toscana dovrebbe saperlo.
Siamo davanti invece ad una politica di gestione del Parco priva di una qualsiasi visione che possa valorizzare la riserva naturale nel suo più ampio contesto territoriale, all’interno di un sistema regionale che ha sempre meno interesse a tutelare il territorio dal consumo di suolo e dalle speculazioni edilizie.
Per questo una delle prime azioni proposte è quella di chiedere le dimissioni di Bani dalla carica di presidente, avviando una raccolta firme che avverrà sia tramite la piattaforma on line(https://www.change.org/p/salviamo-il-parco-di-san-rossore-pisa-dalla-base-militare-rompiamo-il-sistema-bani) per raggiungere un’ampia platea visto l’importanza che questa infrastruttura verde ha a livello internazionale, sia attraverso la raccolta di firme cartacee sul territorio, continuando la campagna di informazione e sensibilizzazione sui danni che rischia il parco. La richiesta sarà indirizzata al presidente della Regiona Toscana, Eugenio Giani, e a lui saranno consegnate le firme al termine della campagna con una richiesta esplicita di un cambio di politica di gestione del territorio e del parco in particolare, in un momento cruciale in cui è in discussione il Nuovo Piano Integrato del Parco e ci si aspettano da un momento all’altro proposte più puntuali sulla progettazione della base militare.
A promuovere la petizione, oltre al Movimento, numerose realtà collettive come:
Valdera Avvelenata, No Guerra No Base Lucca, Forum Ambientalista Toscano, Distretto Economia Solidale Altro Tirreno, Extinction Rebellion-Pisa, Cambiare Rotta-Pisa, Insorgiamo Viareggio, Potere al Popolo Pisa, Rete dei Comunisti Pisa, Una città in comune, CIPIT – Seravezza, Custodi della Ceragiola Pietrasanta, Nuovi Paesaggi Urbani Massa, Mare Libero, Associazione Trentun Settembre, Associazione Amici della Terra Versilia, Partito della Rifondazione Comunista Pisa.
Dopo una sola settimana dal lancio sono state raccolte più di 1000 firme on line.
Pisa San Rossore, 3 febbraio 2024
Movimento No Base