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Ieri un sopralluogo della commissione cultura del Comune di Pisa. I progetti di recupero sarebbero pronti, ma mancano risorse. Il Comune chiederà di nuovo aiuto alla Fondazione Pisa.
Gridi di allarme, preoccupazione, sopralluoghi alla chiesa di San Francesco, ma per adesso nessun finanziamento è davvero disponibile sui piatto per dare avvio ai lavori e mettere in sicurezza il chiostro.
All’orizzonte potrebbe prefigurarsi un ulteriore elemento di instabilità: i frati che oggi lì vivono – tre, padre Tomasz, parroco della chiesa incluso – potrebbero lasciare il convento. Nessuna data, nessuna decisione ancora definitiva è stata presa dall’ordine, ma questa appare una possibilità tutt’altro che remota. E questo in prospettiva potrebbe significare porte che si chiudono e nessuno più a sorvegliare eventuali danni, crolli e infiltrazioni e a darne prontamente l’allarme. Insomma la fine di un presidio del posto.
Ieri a far vista a San Francesco la commissione cultura del Comune di Pisa accompagnata dall’assessore Andrea Serfogli e dall’architetto Marta Ciafaloni, funzionaria della Soprintendenza che ha redatto sia la relazione del 2014 che il progetto di consolidamento e restauro del complesso.
Un progetto pronto e steso dopo la riunione in Prefettura del 3 febbraio 2014 in cui la Fondazione di Pisa aveva dato disponibilità a stanziare una cifra di circa 350mila euro per il recupero del chiostro del convento. Costo complessivo dell’operazione intorno ai 6-700mila euro.
Come già nella relazione del marzo del 2014 ieri l’architetto Marta Ciafaloni ha parlato della necessità di rivedere e mettere in sicurezza le coperture che, ha spiegato “come alla certosa di Calci sono esposte al rischio crolli“, e di rivedere il sistema di raccolta delle acque meteoriche che oggi “è inefficiente, con conseguenti infiltrazioni lungo il perimetro del chiostro e lungo il muro perimetrale della chiesa”.
Al rifacimento delle coperture dovrà poi seguire, ha spiegato Ciafaloni “il consolidamento delle colonne che sono in uno stato di erosione ormai avanzata”. Alcune poi, iniziano a perdere letteralmente pezzi.
Il verbale sottoscritto in Prefettura prevedeva una spesa non inferiore ai 300 mila euro da destinare rispetto al progetto complessivo alle coperture e alla revisione dell’irreggimentazione delle acque. Una cifra che corrisponde a quella che allora la Fondazione Pisa si rese disponibile a stanziare.
Un anno è passato ma niente si è messo in moto. In Prefettura quel 3 febbraio fu stabilito un crono-programma preciso: entro il 15 marzo 2014 presentazione del progetto, a cui avrebbe dovuto seguire il 15 aprile 2014 la delibera della Fondazione.
Il progetto fu presentato il 30 aprile, certo in ritardo rispetto ai tempi stabiliti in quella sede, ma la sua stesura ha dovuto fare i conti con le scarsissime risorse umane a disposizione della Soprintendenza tanto che, ha spiegato la Ciafaloni “in aiuto nella preparazione e nella catalogazione di tutta a documentazione è venuto un tecnico pisano” che “spinto dall’amore per la sua città si è messo gratuitamente a disposizione. Senza il suo aiuto il progetto sarebbe stato pronto ben oltre la fine di aprile”.
Oggi di fatto la Soprintendenza non ha risorse sufficienti a disposizione: 1,7 milioni sono impegnati per i lavori al Palazzo della Sapienza, 1,5 milioni per la Certosa di Calci e a questi si somma l’impegno per il Museo delle Navi Antiche.
E mentre progressivamente si svuotano le casse del Ministero dei beni culturali, e con esse anche quelle delle soprintendenze, a venire meno spiega anche l’architetto Ciafaloni “è la manutenzione e la capacità di eseguire pronti interventi e procedere poi a una programmazione di lavori negli anni successivi”.
Da questo punto di vista dice ancora la Ciafaloni “potrebbe essere positivo un passaggio del bene nelle mani del Comune, perché per le Fondazioni sarebbe molto più facile investire risorse. Anche la politica dovrebbe da questo punto di vista fare la sua parte sbloccando risorse e rendendo più semplice ricevere finanziamenti per il restauro dei beni di proprietà dello Stato”.
Per la chiesa di San Francesco nel corso dell’incontro in Prefettura, ricorda Andrea Serfogli “si era pensato di procedere come per la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. Oggi va rimessa in moto l’interlocuzione con la Fondazione Pisa, il primo passo da fare sarà quello di verificare la presenza di lotti funzionali nel progetto, come esplicitamente chiesto dalla Fondazione”.
E poi augurarsi che a un anno di distanza altre priorità non siano subentrate e che un intervento per il chiostro di san Francesco sia ancora possibile.
Fra gli interventi necessari oggi anche la rimozione di alcuni pini nel cortile esterno adiacente al chiostro. Le radici infatti stanno sollevando la pavimentazione
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