martedì 1 maggio 2018 |
Testata: REPUBBLICA FIRENZE |
Pagina: V |
La protesta
Uno sciopero della fame che dura da 72 ore, le notti in bianco trascorse in macchina e ogni giorno la trafila in prefettura per ottenere i permessi per manifestare. Le maestre con diploma magistrale che rischiano di essere licenziate perché beffate da una sentenza del Consiglio di Stato, non hanno alcuna intenzione di abbandonare il presidio davanti alla sede del Miur, a Roma. «Siamo partite alle 6.30 del mattino da Siena per stare vicino alle colleghe – racconta Rosa Ferrillo, che insegna da 15 anni ma che da due è entrata di ruolo in una scuola dell’infanzia di Sovicille – faremo la stessa cosa domani, dopodomani e a oltranza finché qualcuno non farà qualcosa». Queste insegnanti rischiano di essere rimandate al punto di partenza: «Ci sentiamo abbandonate, viviamo nella perenne incertezza specifica Rosa – se non verrà fatto un decreto ad hoc o se non arriverà un segnale forte dalla politica perderemo tutto. A settembre i nostri nomi torneranno in seconda fascia e saremo chiamate per le supplenze annuali. Peccato che dopo 36 mesi, secondo quanto dice la legge, non potremo più fare nemmeno quelle e allora ci troveremo in mezzo alla strada». Se in tutta Italia le maestre coinvolte sono 55mila (6mila quelle di ruolo che rischiano il posto), in Toscana si parla di un migliaio di docenti e almeno 500 già assunte. «Pensate a chi a giugno dovrà sostenere il colloquio per il superamento dell’anno di prova e poi, subito dopo, vedrà il proprio contratto rescisso e dovrà dire addio ai propri alunni e alla scuola – denuncia Silvana Setaro, presidente provinciale Anief di Lucca – il nostro sindacato ha proclamato lo sciopero e il 3 maggio saremo a Roma a manifestare».