Senza cemento tuteliamo il turismo

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Senza cemento tuteliamo il turismo

di ROSSANO PAZZAGLI*

Negli anni ’60 Antonio Cedema con il dossier “L’assalto alle coste toscane” (“Abitare”, n. 61, 1967) lanciava l’allarme per “un’ondata di lottizzazioni senza precedenti che si è abbattuta e si sta abbattendo su tutto il litorale tra Cecina e Piombino”. Poi con i nuovi piani urbanistici degli anni ’70, l’istituzione del Parco di Rimigliano e, vent’anni più tardi, con la creazione dell’intero sistema dei parchi della Val di Cornia si era posto un argine alla cementificazione della costa, sviluppando un turismo più attento all’integrazione tra mare e collina, tra ambiente e beni culturali.
Oggi, con lo stravolgimento del piano paesaggistico, il Partito democratico toscano torna all’attacco dei litorali, riaprendo alla cementificazione con la scusa della qualità e del turismo. In realtà così facendo si va contro il significato del fare turismo oggi, di fronte a una domanda turistica sempre più orientata verso l’integrazione delle risorse e la naturalità dei luoghi. Quello che dobbiamo perseguire è un turismo non massificato, di tipo esperienziale, più in linea con i caratteri del paesaggio e l’identità del territorio. Chi vuole riaprire le coste alla cementificazione non ha capito che cos’è il turismo sostenibile. Così si finirà per danneggiare lo stesso turismo balneare, che va in cerca di paesaggio, di spiagge, di pinete e di sole, non di qualche pezzo di periferia urbana in riva al mare. Il piano paesaggistico elaborato con metodo partecipativo dalla Regione Toscana, e dall’assessore Marson in particolare, ci metteva sulla strada giusta. Ora i tentativi di vari consiglieri regionali del PD di snaturarne i contenuti ci riportano indietro e fanno fare una figuraccia nazionale alla Toscana.

*Già presidente del Circondario della Val di Cornia, è professore di Storia moderna all’Università del Molise

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