Simonetta Ghezzani: «Più ascolto della città e risorse sul sociale»

domenica
27 maggio 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
VII

«Da prefetto e questore vorrei sapere quanti agenti vengono realmente impiegati per il controllo del territorio»

di Francesco Loi

PISA

Una decisione sul filo di lana o quasi. Poi la scelta di correre, in modo autonomo, per la guida di Palazzo Gambacorti. Simonetta Ghezzani, già consigliera comunale, è la candidata a sindaco di Sinistra Italiana.

Ghezzani, un aggettivo per definire la Pisa di oggi… «Divisa. Faccio mia la teoria di Settis delle tre città in una. Oggi certe diversità sono ancora più accentuate: vecchi-giovani, residenti-stranieri. Emerge il civismo come espressione di auto-rappresentanza. Da tutto questo deriva la difficoltà a costruire relazioni. Mi spiego così, almeno in parte, l’incapacità di dialogo mostrata dalla giunta uscente: ognuno svolge una parte, la comunicazione è disaggregata».

Un aggettivo per definire la Pisa del futuro (e come la vorrebbe)…
«Una Pisa del dialogo, solidale. Che metta in relazione tutti i pezzi di un mosaico che sarebbe fantastico con le sue eccellenze, dalle Università al Cnr, dall’Asl all’Azienda ospedaliera. Senza dimenticare l’intero comparto dell’innovazione. Possibile che tutti questi pezzi non possano essere messi in relazione per dare una visione complessiva di sviluppo e risoluzione dei problemi? La tecnologia può favorire i processi di condivisione, l’osmosi tra i saperi non solo per finalità economiche. Una città può e deve essere “smart”, intelligente, anche sotto il profilo della sostenibilità ambientale e sociale».

Le tre parole chiave del suo programma?
«Prima cosa, il sociale. Poi l’espressione “prendersi cura”, ovvero farsi carico delle problematiche, sicurezza compresa, mettendosi anzitutto in ascolto. E la sostenibilità: mobilità, qualità della vita, ambiente».

La prima cosa che farebbe da sindaco?
«Aumentare le risorse economiche a favore del sociale. L’intervento sarebbe complessivo, in più direzioni ed ambiti. A cominciare da aiuti per l’inserimento lavorativo, attraverso una proposta che si intreccia con le politiche nazionali: il reddito di cittadinanza, da sperimentare in un periodo di 24 mesi. Questo è il nostro punto di riferimento. Ci muoveremmo an che per l’integrazione dei servizi sanitari: le cure odontotecniche sono diventate un indicatore sociale, dell’appartenenza di classe».

Sicurezza: cosa chiederebbe al prefetto e al questore?
«Di conoscere quanti sono i lavoratori delle forze dell’ordine. Vorrei capire la percentuale di quelli operativi e di quelli dedicati alla burocrazia. L’ordine pubblico è uno dei servizi che lo Stato deve garantire. Occorre risolvere il problema della stazione: credo sia possibile fare qualcosa di più tra esercito, polizia e carabinieri, evitare che la gente si accoltelli. Non si commetta l’errore di scambiare il Daspo urbano (sul quale siamo contrari) per una misura che contrasta l’insicurezza, semmai interviene su episodi di emarginazione e povertà. Per questo proponiamo l’apertura di un ambulatorio in zona stazione, per una presa in carico della marginalità e dei problemi collegati, in collaborazione con il centro homeless e le strutture sanitarie».

Un tema “storico”: come riuscire a legare città e mondo dell’università?
«Sotto questo profilo la città è squilibrata. Proponiamo di prendere in considerazione l’esperienza di molte città: il “sindaco della notte”, figura che connette interessi e punti di vista differenti, quelli dei residenti, dei commercianti e degli studenti. Occorre costruire luoghi dove ci si confronta e non si demonizza l’altro. Nel nostro programma c’è il lancio del “Piano della città intelligente, inclusiva, sostenibile” sfruttando le competenze delle Università. Vorrei capire se gli studenti possono diventare una risorsa per i quartieri, per il sostegno scolastico, per costruire una mediazione sociale. Bisogna evitare la deriva della segregazione dei quartieri».

Quale rapporto, dunque, e quali impegni perle periferie? «Prendersi cura delle periferie significa anzitutto essere presenti. Rivedendo i contratti con le società che si occupano di ambiente e rifiuti, proponiamo la formazione di piccole squadre che si occupan o dei quartieri, attraverso un lavoro concordato con i Ctp. Il problema non è avere o meno il vigile di quartiere, ma il senso di abbandono, l’idea di sentirsi ai margini. La riorganizzazione dei plessi scolastici è un altro modo per evitare la segregazione sociale, sviluppando il tempo lungo, investendo sulla realizzazione di strutture sportive e biblioteche. Concentriamo queste funzioni evitando di spendere soldi, che non ci sono, in mille edifici. Penso a scuole polivalenti, dove vanno tutti e dove tutti hanno le stesse opportunità».

Aeroporto e People Mover: quali strategie adottare? «Toscana Aeroporti sta facendo una politica antagonista. Il progetto People Mover esce da una compagine allora a maggioranza pubblica. L’amministrazione comunale ha sbagliato l’approccio, assumendo un atteggiamento di delega, eccessivo, nei confronti di quella che era la Sat e del suo management. Comunque occorre trovare una via di mezzo in modo che l’infrastruttura venga ritenuta centrale anche daToscanaAeroporti. Il People Mover deve essere integrato come sistema a servizio della mobilità, anche se non è facile: fosse stato un tram-treno avrebbe potuto connettersi con l’infrastruttura ferroviaria. Il parcheggio può diventare un punto di riferimento per i bus low cost che collegano Pisa con il resto d’Italia e che ora vanno nel parcheggio di via Pietrasantina».

Un’idea per il litorale? «Anzitutto non si possono spianare le spiagge di ghiaia a luglio, ma questo è un problema della Regione legato al depotenziamento delle Province. Occorre ragionare sulle modalità di integrazione tra il porto di Marina e il resto del litorale. Un altro tema è il rapporto tra litorale e Parco: servono le tutele dell’ambiente, ma anche la possibilità di sfruttare le potenzialità del paesaggio in termini imprenditoriali ed occupazionali. Riguardo alla fruizione libera delle spiagge, è positiva l’esperienza dell’exAmerican Beach e speriamo che possa essere replicata».

Di fronte alla frammentazione a sinistra, quale collocazione SI punta ad avere?
«Troviamo strano che qualcuno si sorprenda del fatto che ci siamo presentati alle amministrative. E una fase questa che ci permette l’ascolto della città attraverso un impegno diretto. Siamo un partito che ha fatto un percorso alle politiche, che ha eletto dei deputati ai quali fare riferimento e che ha una dimensione tale da permettere di affrontare le questioni nella loro complessità. Mdp ha fatto la scelta di non presentarsi e anche per questo ci è sembrato importante non lasciare del tutto vuoto il campo politico per coloro che ci hanno votato tre mesi fa. Siamo una sinistra radicale nei contenuti, ma dialogante».

Quale indicazione in caso di ballottaggio centrosinistra-centrodestra?
«Non faremo apparentamenti con il Pd. Di sicuro voteremo contro le destre».

L
SimonettaGhezzani è candidato sindaco per Sinistra Italiana, forza politica che ha scelto di proporsi in modo autonomo perla guida dell’amministrazione comunale dopo un lungo dibattito interno seguito alla frammentazione, in ambito locale, dell’esperienza di Liberi e Uguali dopo le politiche.
Possibile ha scelto di unirsi al cartello della sinistra radicale (“Diritti in comune”), mentre Articolo-Mdp ha deciso di non presentarsi alle elezioni. Sinistra italiana ha dialogato sia con la coalizione di centrosinistra, soprattutto attraverso la componente di LeU dopo l’uscita di Possibile, sia con “Diritti in comune”. Ma in nessun caso, seppur per motivi diversi, si è arrivati ad un’intesa. La conseguenza è stata la scelta di correre autonomamente arrivata pochi giorni prima della chiusura dei termini per le liste.

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