IL MANIFESTO, pagina 4
James Junghans, proprietario dell’ex colorificio occupato da sei mesi dal municipio beni comuni, ha pubblicato una lettera su Il Tirreno dove sollecita il procuratore capo Di Bugno ad avviare la procedura di sequestro per tutelare il suo diritto alla proprietà. Una richiesta di sgombero contro la quale stasera alle 21 in via Montelungo 70 a Pisa si terrà un’assemblea aperta alla cittadinanza organizzata dagli attivisti del municipio. A nulla sembrano essere serviti i reiterati appelli della società civile pisana a tutelare un’esperienza di auto-governo che ha riqualificato l’ex fabbrica abbandonata dal 2009, nella zona industriale a poche centinaia di metri dalla Torre Pendente. A difesa delle attività di questo «bene comune» riconquistato all’uso della cittadinanza si sono schierati illustri giuristi e studiosi come Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Paolo Maddalena, Maria Rosaria Marella o Salvatore Settis. Ma il silenzio del comune continua ad essere assordante. Mai fino ad oggi il sindaco Filippeschi (Pd) ha preso posizione su una vicenda che interroga uno degli aspetti più avanzati della politica dei beni comuni in Italia. «La città la sentiamo vicina – afferma Francesca, una delle attiviste di Rebeldia – speriamo che un bel coro si innalzi a difesa del colorificio».
A Pisa, in prossimità delle elezioni comunali, l’aria si è fatta pesante. Stamattina, uno degli avamposti della vita sociale sul territorio – l’Arci Montemagno di Calci – sarà sfrattata con l’intervento della forza pubblica. Una delegazione del municipio dei beni comuni sarà presente. Città degli affitti in nero e del lavoro nero, su 380 cantieri l’80% è irregolare, a Pisa si organizzano le «giornate della solidarietà», in ricordo del capitano Nicola Ciardelli morto a Nassiriya. Filippeschi patrocina l’iniziativa e trasporta i bambini delle scuole inferiori nella caserma della Folgore. Una cultura della pace che ha lasciato perplessi in molti. Ma Pisa ha anche un altro volto. Quello dei presidi della «democrazia assoluta» come ad esempio il teatro Rossi occupato, così li definisce Francesco Auletta, storico attivista dei movimenti pisani, e candidato sindaco per la lista «Una città in comune» sostenuta dal mondo delle associazioni e dalla lista di Rifondazione Comunista. Una candidatura vicina a quella romana di Sandro Medici anche nelle proposte: elezione di una co-sindaca (Paola Bigongiari), requisizione di 4500 appartamenti sfitti sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale del 2007; battaglia contro il «partito del mattone», creazione di un «welfare municipale» e di un’alleanza degli enti locali contro il patto di austerità. «Siamo alternativi al patto Pd-Sel, come anche al movimento 5 stelle – sostiene Auletta – sosteniamo le pratiche di riappropriazione e rappresentiamo culture diverse dall’ecologia al pacifismo, dal comunismo alle differenze di genere. Le nostre pratiche non cambieranno, ma porteremo in consiglio comunale la ricchezza sociale che a Pisa non ha voce oggi».