Sovraffollamento al Don Bosco: in cella cento detenuti in più

IL TIRRENO PISA, pagina VII (di Candida Virgone)
La capienza sarebbe di 250 ospiti, ma i reclusi sono 356. Visita degli avvocati delle Camere penali in carcere
Sovraffollamento, tagli alle risorse e carenza di misure alternative alla detenzione sono stati al centro dell’incontro sul problema carcere promosso dalla Camera penale pisana e dall’osservatorio. L’incontro è stato ospitato nell’aula magna all’istituto alberghiero Matteotti dopo la visita di un gruppo di avvocati nel cuore segreto del Don Bosco, nelle celle per due stipate da cinque persone, piene di letti e senza spazio, in una prigione con profonde carenze strutturali, a diretto contatto con i reclusi e i loro drammi. Al termine, però, e dopo la proiezione di un film sull’orrore sul degrado delle carceri italiane, più che di questioni annose, si è parlato finalmente di come affrontarle.
«Questa visita – ha detto Ezio Menzione, avvocato pisano nella giunta nazionale delle Camere penali – si inserisce nell’obbligo che i cittadini possono sentire nel dover fare quello che lo Stato non fa». E lo Stato, alle prese con tagli sempre più ferrei sui servizi e i diritti, di fatto ha nella situazione carceraria una delle sue più gravi falle. Sono i numeri che ogni volta vengono forniti a farpaura, e così, se aPisa ci sono 356 detenuti, attualmente, in un carcere che ne potrebbe ospitare solo 250 (una cifra tutto considerato accettabile se si pensa che ci sono stati e di certo torneranno momenti in cui si sono sfiorate le 400 presenze), a livello nazionale si parla di 68mila persone in prigione contro una capienza di 45mila, situazioni fotocopia di troppe altre, in cui la percentuale di stranieri si attesta sul 60% (a Pisa si arriva anche all’80%) e quella in attesa di giudizio sul 40%, in cui latitano efficaci misure alternative perché magari pullula di clandestini che non hanno una casa in cui scontare i domiciliari. All’incontro c’erano il presidente della Camera penale pisana, Mario De Giorgio, quello nazionale dell’osservatorio carcere delle camere penali, Manuela Deorsola, Ezio Menzione, la responsabile dell’osservatorio pisano, Serena Caputo, il direttore del Don Bosco, Fabio Prestopino.
«Il sovraffollamento – ha rilevato Caputo – è uno dei maggiori ostacoli alla funzione rieducativa per il reinserimento sociale ed è un problema sia per gli ospiti che per chi in carcere lavora, cioè agenti e operatori in numero sempre più ridimensionato per la crisi. Infine si rivela una pena aggiuntiva e la funzione di queste visite, fatte dalle Camere penali nelle carceri italiane, non è certo ispettiva o di denuncia ma si pone come opportunità di doverose sinergie».
«L’Unione delle camera penali -ha aggiunto Deorsola-ha deciso di occuparsi anche dei Cie, vere vergogne in cui i cosiddetti trattenuti sono di fatto dei detenuti, senza i diritti garantiti invece nella detenzione».
«Il Don Bosco – tra detto il direttore – rientra nella media delle carceri italiane. Ho mostrato come mi è stato chiesto il peggio, la fatiscente sezione femminile, la sala colloqui, il giudiziario, e il meglio, tutte le iniziative, a partire dalla scuola col progetto Prometeo, che si fanno. Questo è un carcere a forte valenza trattamentale, ma è vecchio e anche le idee lo sono: ci vogliono regole nuove e contributi che vedano il detenuto come persona». Prestopino ha concluso proponendo per gli avvocati uno stage in carcere come prevede il tirocinio dei magistrati. Menzione ha concluso proponendo scelte radicali: «taglio alle leggi cosiddette “carcerogene” sugli extracomunitari e sulla droga, forme di perseguimento non carcerario, un ripensamento della custodia cautelare che oggi vede un terzo dei de tenuti in attesa di giudizio, maggiore ricorso alla semilibertà». Al carcere pisano andrà il ricavato della cena seguita nel salone della scuola, opera degli allievi e dei loro docenti sotto la guida del preside Salvatore Caruso. Sono stati presentati piatti tratti dal libro “Ricette al fresco”(Ets), scritto dai detenuti del Don Bosco.

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