La Regione Toscana ribadisce ancora una volta le sue priorità: assecondare i privilegi in barba alle regole di tutela ambientale.
Questa è la triste realtà con cui ci dobbiamo confrontare in seguito alla notizia che, come chiesto a gran voce dalla destra toscana, sarà concesso ai diportisti di avvicinarsi oltre il limite consentito dei 200m dalla costa, e, cosa più grave, di sbarcare sulla spiaggia di San Rossore, fino ad oggi tutelata da un regolamento che ne impedisce l’accesso a chiunque se non tramite visite guidate o prenotando l’accesso alla spiaggia attrezzata meSsa a disposizione di tutti.
Regolamento che, pur essendo in vigore, sarà aggirato da dei permessi in deroga sulla base di non si sa quale norma.
Si decide, in sostanza, di regolarizzare una situazione di sfregio delle regole che è andata avanti in tutti questi anni, regolarizzando chi se ne è sempre fregato e penalizzando chi invece quelle regole le ha rispettate e le rispetta.
La classica logica del condono all’italiana, che considera le regole di tutela come fastidiosi impedimenti, dimenticando che esistono per motivi ben precisi di salvaguardia di ecosistemi tanto fragili quanto preziosi.
Che dice l’Ente Parco su tutto questo? Vale davvero la pena di mettere a repentaglio tali ecosistemi per il presunto diritto di sbarcare al Gombo?
Lungi da noi la volontà di reprimere la voglia di godere delle bellezze naturali del nostro litorale, ma chi governa, a nostro avviso, dovrebbe avere la capacità di governare i processi, non di esserne vittima. Possibile che su tanti chilometri di litorale non fosse possibile pensare a un’alternativa per i diportisti?
Aver ridotto il litorale ad una continua distesa di stabilimenti balneari ha fatto sì che San Rossore rimanesse l’unico tratto di spiaggia naturale ed ora, a quanto pare, tutti la cercano. Ma le riserve naturali esistono per tutelare almeno una parte del territorio dalla pressione antropica, e se si visitano deve essere fatto nel rispetto e sotto il controllo di personale qualificato, non liberalizzando l’accesso in nome della gita domenicale.
La scelta fatta rappresenta un fatto gravissimo, segno di un arretramento culturale preoccupante da parte di chi ci governa in Regione, sempre più schiacciato sulla visione delle destre che antepongono i privilegi dei pochi alla tutela dei beni comuni.