Stati Uniti – Italia. Il coraggio dei sindaci delle città

www.huffingtonpost.it (di Monica Pasquino)
Stati Uniti – Italia. Un amore sbocciato tra un americano e un’italiana coltiva un fiore che non ha paura di diventare rosso. Si chiama Bill De Blasio, è di origine beneventana e ieri è stato eletto sindaco. Solo fino a qualche tempo fa era il candidato outsider alle elezioni amministrative a New York, mentre questa notte nel suo discorso di accettazione, pronunciato in inglese e spagnolo davanti ad una folla multietnica, diceva “lavoreremo perché nessuno resti più indietro” .

Tacciato di comunismo, di essere stato a Cuba e nell’Unione Sovietica dal New York Post, accusato di aver ricopiato il programma economico direttamente da Occupy Wall Street dal Wall Street Journal, lui, 52 anni, newyorkese, sandinsita, laureato in Politica e Affari internazionali alla Columbia University, è figlio della lower class e fa paura anche per questo.

Stati Uniti – Italia. Al di là e al di qua dell’oceano, una sola politica può invertire la strada dell’ingiustizia sociale, dove i poveri sono ormai un cittadino su quattro e a rischio è la semplice sopravvivenza di milioni di persone. Questa politica si fonda sull’aumento della tassazione ai più ricchi, sugli investimenti per l’inclusione sociale, sulla difesa dell’ambiente, sulla riconversione ecologica, sulla cultura e l’istruzione pubblica, sulla lotta alle speculazioni finanziarie e alle lobby del cemento, sui diritti del lavoro e sulla cura delle periferie.

Bill De Blasio ha costruito la sua campagna elettorale sulla “storia delle due città”, una dentro l’altra, puntando il dito sulla crescente disuguaglianza economica. A New York come nelle nostre, “due città” vivono all’interno della stessa: una ha pochi abitanti ed è sempre più prospera, mentre l’altra, popolosa, composta da ceti medi, giovani precari e povera gente, arretra subendo gli effetti della recessione e di politiche impopolari.

Stati Uniti – Italia. Tante sono le “due città in una” che popolano i due paesi, ma poche le Giunte che dimostrano, giorno dopo giorno, il coraggio dei sindaci di cui lamentava l’assenza Sandro Medici, qualche giorno fa sul Manifesto. A fare eccezione tra queste, Messina e il suo Sindaco Renato Accorinti che nel corso delle celebrazioni della giornata dell’unità nazionale e delle forze armate espone la bandiera della pace suscitando ire e accuse.

Accorinti chiede tagli alla Difesa, critica il Muos e la disumana gestione degli sbarchi, denuncia il patto di stabilità e i debiti che prosciugano il bilancio comunale e tolgono risorse ai servizi essenziali per la vita dei cittadini. Ciò che indispettisce di quel gesto di Accorinti non è il messaggio pacifista, ma il coraggio, la dissacrante e provocatoria autonomia, l’audacia della sua intelligenza politica.

Stati Uniti – Italia. Ovunque abbiamo bisogno di far crescere esperienze sociali e politiche capaci di candidarsi alla guida di una città con programmi che non siano proni alle politiche di austerità e con misure concrete che spaventino gli avversari urlanti il grido dell’anticomunismo. Non è scontato e non è semplice che questo accada. Anche di questo si parlerà nel meeting proposto dalle liste di cittadinanza che alle scorse elezioni amministrative si sono presentate a Messina, Firenze, Pisa, Roma, Brindisi, Ancona, Aquila, Brescia, Siena, Imperia, caratterizzandosi per la loro alterità e autonomia rispetto al ceto politico, alle lobby finanziarie e al partito del cemento.

Dal 22 al 24 novembre a Pisa, si suona Un’altra musica in Comune e si ricerca un nuovo pentagramma del comune, condividendo strumenti e proposte, proponendo campagne di mobilitazione e di lotta da sostenere in più territori, per raggiungere obiettivi concreti sui temi caldi delle nostre città – casa, tassazione, patrimonio, servizi essenziali e beni comuni.

Stati Uniti – Italia. Sperando che l’elezione di Bill De Blasio e il coraggio di Renato Accorinti e degli altri amministratori che praticano l’idealismo concreto, che si ribellano alle compatibilità e all’economia del debito, che non retrocedono davanti alla forza normalizzante del potere, siano i primi passi verso la ricomposizione delle due città, per segnare l’avvio di una nuova stagione di rinascita sociale ed economica, per ripristinare l’uguaglianza, per difendere gli interessi pubblici e i beni comuni.

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