Mentre i decessi crescono esponenzialmente, la tracciabilità dei contagi è a forte rischio, molte strutture o reparti ospedalieri sono al collasso, nella NADEF 2020, approvata con risoluzioni dalle Camere il 14 ottobre, il Governo ha posto tra i disegni di legge collegati al Bilancio 2021 anche un DDL recante interventi per favorire l’autonomia differenziata ai sensi dell’art. 116 comma 3 della Costituzione: l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia in 20 materie attualmente di legislazione concorrente stato-regioni (tra cui sanità, infrastrutture e trasporti, beni culturali, sicurezza sul lavoro) e in 3 materie attualmente di legislazione esclusiva dello Stato (istruzione, ambiente, giustizia di pace).
Le Camere hanno così avallato una decisione del Governo che mira ad accelerare, pur essendo in tempo di pandemia, l’iter di un disegno di legge che mina alla radice l’uguaglianza dei diritti, che devono esser fruiti in modo uniforme sull’intero territorio della Repubblica.
La rivendicazione dell’intero blocco delle 23 materie, già richiesta dal Veneto, costringerebbe di fatto tutte le altre regioni a seguirne l’esempio e si avrebbero così 20/21 legislazioni diverse per ciascuna di esse. E’ già successo con l’assistenza sanitaria: sarebbe ingiusto, disgregante ed eversivo della unità indivisibile della Repubblica e dell’uguaglianza dei diritti di tutte e tutti.
Una lezione emerge, infatti, con chiarezza dagli ultimi 20 anni di gestione regionalistica della sanità e dall’emergenza epidemico/pandemica Covid-19 che stiamo vivendo: il nostro Paese è già andato fin troppo lontano sulla strada della autonomia delle Regioni e di quello che potrebbe definirsi “neo centralismo regionale” a scapito della stessa autonomia amministrativa dei Comuni.
Sono sotto gli occhi di tutti da mesi le prese di posizione scomposte ed il rimpallo di responsabilità, in un continuo e spericolato scontro istituzionale fra Stato e Regioni, con un protagonismo spregiudicato dei cosiddetti “governatori” e la scarsa capacità dell’Esecutivo di assumere le proprie responsabilità, secondo il dettato del II° comma dell’art. 120 della Costituzione.
La “Rete delle Città in Comune” e il “Comitato Per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze” promuovono un ordine del giorno, da discutere nei consigli comunali, per manifestare la netta contrarietà al fatto che il Disegno di Legge: “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, 3 comma, Cost.” sia presentato, discusso ed approvato come collegato alla legge di Bilancio 2021; per chiedere al Governo di ritirare il DDL sull’autonomia differenziata; per chiedere l’apertura nel Paese di un vasto dibattito sulle conseguenze della riforma del Titolo V della Costituzione e nel frattempo sospendere ogni discussione e decisione in ordine a forme di autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario; per impegnare sindaci e giunte comunali a riportare con urgenza in ogni forma e ad ogni livello istituzionale – parlamentare, governativo, regionale – il contenuto dello stesso ordine del giorno quale espressione di volontà della rappresentanza della propria comunità.
Comitato Per il Ritiro di qualunque autonomia differenziata
Rete delle Città in Comune