Sul futuro delle scuole comunali dell’infanzia nel Comune di Pisa

Traccia per la discussione in Consiglio Comunale

 

La discussione intorno al futuro delle scuole comunali dell’infanzia nel Comune di Pisa è nata all’inizio del 2019 ed ha accompagnato tutti i mesi successivi, fino ad oggi.

A gennaio abbiamo appreso che l’Amministrazione comunale aveva soppresso la sezione “3 anni” della Scuola comunale dell’infanzia “Agazzi” per l’anno scolastico 2019/2020. Non è stata data nessuna comunicazione ufficiale: sono stati i genitori della scuola a sollevare pubblicamente il problema, quando non hanno trovato nel modulo per le iscrizioni al primo anno la scuola in questione. La decisione è stata assunta senza alcun confronto con il Comitato di gestione della scuola, con la RSU, con i genitori e con il quartiere dei Passi, e senza coinvolgere preventivamente la competente Commissione consiliare permanente, che si è comunque attivata nel giro di qualche settimana, chiedendo una audizione all’ex assessora alle politiche educative.

Nel corso di tale audizione in Commissione, l’assessora allora in carica ha provato a giustificare la decisione in relazione al calo demografico, presentando la soppressione della sezione “3 anni” delle Agazzi come una misura utile ad aumentare le basse iscrizioni in una vicina scuola statale dell’infanzia, la “Manzi”. Nonostante le forti richieste delle famiglie e del quartiere, l’amministrazione comunale non è tornata indietro da questa scelta. Fin da queste prime discussioni pubbliche è emerso che la chiusura della sezione “3 anni” della “Agazzi” non fosse dovuta alla diminuzione delle iscrizioni (che sarebbero state numerose se la sezione non fosse stata soppressa, e che sono state poi dirottate su altri istituti), ma soltanto alla decisione “politica” dell’amministrazione comunale di dismettere le proprie scuole dell’infanzia trasferendole allo Stato.

A riprova di questo, a febbraio 2019, con una delibera la giunta ha assegnato al Dirigente dei servizi educativi l’obiettivo di predisporre uno studio sul percorso amministrativo per il trasferimento delle scuole d’infanzia comunali allo Stato: le Agazzi, le Calandrini e le Montessori. L’intenzione di procedere a tale studio, di cui non sappiamo se sia mai stato realizzato, è stata confermata dall’amministrazione comunale anche nel corso della discussione sull’argomento svoltasi in Consiglio Comunale lo scorso 26 giugno.

Nel corso dell’estate il Sindaco, con motivazioni che non sono mai state chiarite fino in fondo pubblicamente, ha ritirato le deleghe alla precedente assessora alle politiche educative. L’assegnazione delle deleghe alla attuale assessora non ha, tuttavia, modificato l’intenzione dell’amministrazione di procedere alla cosiddetta “statalizzazione” delle scuole comunali dell’infanzia, senza altro scopo evidente che quello di “razionalizzare” la spesa per il personale e di non procedere a nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti avvenuti e previsti. Col risultato di ridurre fino ad annullare il fondo di spesa relativo, attualmente stimato in almeno 900.000 euro.

Lo scorso 18 ottobre, durante la riunione della Conferenza Zonale pisana per l’Educazione e l’Istruzione, l’amministrazione comunale ha infine formalizzato la richiesta di “statalizzare” le proprie scuole dell’infanzia, chiedendo l’inserimento nella programmazione della richiesta di nuove sezioni. Tale richiesta si è duramente scontrata con la richiesta del Comune di Vecchiano di una nuova sezione di infanzia, resasi necessaria per la chiusura della scuola paritaria di Filettole. La riunione della Conferenza zonale si è conclusa con un voto a maggioranza (senza precedenti) a favore della richiesta del Comune di Pisa, contrari tutti gli altri Comuni presenti tranne il Comune di Cascina. In quella stessa occasione, l’assessora alle politiche educative ha ribadito che il “piano di statalizzazione” è in corso e riguarderà gradualmente tutte le scuole comunali dell’infanzia.

Lo scorso 31 ottobre il Sindaco e l’assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Vecchiano hanno inviato all’Ufficio Scolastico Regionale, alla Provincia di Pisa, al Provveditore Scolastico, ai presidenti delle Conferenze zonali della Valdera, Val di Cecina e Valdarno Inferiore, nonché ai Sindaci ed Assessori alla Pubblica Istruzione della Zona Pisana una domanda di rivalutazione della loro richiesta di una sezione aggiuntiva, bocciata a vantaggio della richiesta del Comune di Pisa.

Allo stato attuale, la decisione dell’amministrazione comunale appare motivata dal solo obiettivo di tagliare le voci di spesa relative alle scuole comunali dell’infanzia, senza minimamente prendere sul serio e considerare le ricadute negative che tale decisione avrà sul piano della didattica e sul patrimonio pedagogico, anche sperimentale, sviluppato nel corso dei decenni da queste scuole, incluso il percorso 0-6 anni. In particolare, sono state sottovalutate le ricadute negative che tale decisione avrà sulle attuali maestre comunali, che verrebbero spostate ad altri incarichi con evidente sacrificio della loro professionalità, e sono state deliberatamente ignorate le conseguenze di questa decisione sulle lavoratrici in appalto addette ai servizi ausiliari, che perderanno il lavoro.

La priorità assegnata in sede di Conferenza zonale alla richiesta del Comune di Pisa di nuove sezioni per portare avanti il piano di statalizzazione delle proprie scuole dell’infanzia non trova sostegno negli indirizzi per la programmazione dell’offerta formativa e per il dimensionamento della rete scolastica per l’anno 2010/21 approvati con delibera n. 593/2019 della Giunta regionale. Per di più il ricorso ad un voto a maggioranza, invece che all’unanimità, all’interno della Conferenza zonale costituisce uno precedente negativo che apre a futuri possibili conflitti tra Comuni, facendo venire meno lo spirito democratico e cooperativo di questo organismo, che dovrebbe avere come unico obiettivo quello di garantire il diritto all’istruzione di tutte e tutti, non quello di assecondare tagli alla spesa in materia educativa.

Da ultimo, ma non per ordine di importanza, sottolineiamo che il cosiddetto “piano di statalizzazione” è stato avviato in assenza dell’annunciato studio di fattibilità e di una preliminare interlocuzione con il Ministero competente: non sappiamo cioè se lo Stato sia disponibile, in che misura e in che tempi, a farsi carico delle scuole dell’infanzia che l’amministrazione comunale vuole dismettere. Esiste dunque un rischio concreto che, qualora le sezioni statali aggiuntive richieste dall’amministrazione non dovessero essere accordate, si proceda comunque alla chiusura delle scuole dell’infanzia attualmente gestite dal Comune.

In conclusione, la cosiddetta “statalizzazione” delle scuole comunali dell’infanzia costituirebbe un atto irreversibile, con cui verrebbe bruscamente chiusa una pagina importante nella storia della città, dal momento che le scuole Agazzi, Calandrini e Montessori costituiscono un patrimonio culturale, civile ed educativo significativo e riconosciuto a Pisa, con grave danno per i quartieri interessati e per l’intera comunità cittadina.

La scelta dell’amministrazione è ancora più preoccupante perché avviene, oltre che senza un attento studio delle conseguenze negative su didattica e occupazione, con la contrarietà delle famiglie, delle lavoratrici e delle RSU delle scuole dell’infanzia, che hanno più volte e in più sedi manifestato il loro dissenso sul merito e sul metodo di questa scelta.

 

Francesco Auletta

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