Per un anno abbiamo posto forti critiche e dubbi sull’affidamento del Teatro Rossi da parte della Agenzia del Demanio alla GDS Arts Management, a partire dalla questione di una Fondazione “fantasma” che avrebbe dovuto mettere oltre 2.5 milioni per il recupero di questo bene comune della nostra città. Ed in effetti di un fantasma si trattava.
Nel silenzio assoluto di tutte le istituzioni e delle altre forze politiche abbiamo portato avanti l’ennesima battaglia di trasparenza, chiedendo chiarezza, con ripetuti accessi agli atti, per capire la fondatezza del progetto economico e culturale.
E anche questa volta i nodi sono venuti al pettine e le nostre osservazioni si sono dimostrate più che fondate. Infatti, a seguito dell’ennesimo accesso agli atti dello scorso 29 aprile per sapere chi fossero i soggetti finanziatori del recupero del Teatro, l’Agenzia del Demanio ci ha risposto solo in questi giorni che è stata dichiarata la decadenza dell’aggiudicazione della GDS Arts Management in quanto la stessa non ha presentato la documentazione amministrativa necessaria per l’atto di concessione, e in particolare non ha mai prodotto un documento essenziale, ovvero la fideiussione bancaria pari a circa 500 mila euro necessaria come deposito cauzionale.
A seguito quindi della mancata produzione da parte della GDS Arts di questa garanzia, l’Agenzia ha proceduto nelle scorse settimane alla decadenza dell’aggiudicazione. Insomma il grande progetto della GDS Arts da oltre 5 milioni di euro si scioglie come neve al sole davanti al primo riscontro economico concreto da presentare, a conferma delle incertezze che abbiamo sempre avanzato.
A seguito di questa decisione l’Agenzia del Demanio ha così deciso di procedere nello scorrimento della graduatoria per la concessione dello spazio, previo svolgimento delle verifiche del caso. Nella graduatoria risulta un solo altro soggetto, il secondo classificato, che è la “Compagnia dei Cenci”.
Questo soggetto nella selezione fatta dal Demanio aveva preso poco meno della metà del punteggio della GDS Arts: quest’ultima aveva realizzato 86, 67 punti a fronte dei 47, 66 della compagnia dei Cenci. La differenza principale nel punteggio era relativa alla proposta progettuale e alla proposta del canone annuo da versare al Demanio. Se GDS proponeva 24 mila euro annui per 30 anni, la Compagnia dei Cenci ne ha proposti 12 mila, sempre annuali, per un periodo di 20 anni.
Abbiamo quindi subito fatto una nuova richiesta di accesso agli atti all’Agenzia per avere copia della proposta progettuale e del piano economico-finanziario che la Compagnia dei Cenci aveva depositato così da poterlo esaminare
Colpisce che una delle motivazioni che il Demanio esplicita nella decisione di scorrere la graduatoria sia la “la suscettività di occupazione abusiva” del Teatro Rossi. Quello che per qualcuno è un pericolo, per noi è stata la risposta a decenni di incuria.
Ricordiamo, infatti, che il Teatro Rossi, dopo anni di abbandono, era stato restituito alla sua funzione sociale da un gruppo di cittadine/i e artisti/e dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2021, quando fu sgomberato dalla forza pubblica. Da più di tre anni il teatro è chiuso e disperso, così come il patrimonio di attività che ha animato la vita culturale della città per nove anni. E ad oggi l’operazione del Demanio è del tutto fallimentare e priva di qualsiasi collegamento con la città, visto anche il totale disinteresse del Comune, della Provincia e della Regione. Per ben due anni la GDS Arts ha usufruito così del diritto di tenere chiuso il Teatro Rossi e di precludere il suo utilizzo alla cittadinanza grazie alla inconsistente cifra di 2000 euro che rimarranno nelle casse dello Stato.