Le inchieste “Keu” e “Calatruria” della DDA di Firenze stanno scuotendo la politica regionale: sono pesantissime le accuse nei confronti del segretario di gabinetto di Eugenio Giani Ledo Gori, del dirigente della Regione Edo Bernini, del consigliere regionale del PD Andrea Pieroni e della sindaca di Santa Croce e presidente del Polo Tecnologico Conciario Giulia Deidda.
Il sistema organizzato dagli esponenti dell’Associazione Conciatori di Santa Croce avrebbe coinvolto queste figure chiave del potere amministrativo locale e regionale per evitare i controlli ambientali e poter così garantire lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari con la collaborazione di imprese controllate dalla ‘ndrangheta calabrese.
In particolare, sotto l’occhio degli inquirenti sono le 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati utilizzati in maniera illegale come materiale inerte di riempimento per i recenti lavori della strada regionale 429 Empolese-Valdelsa. Si sarebbe avvelenata la nostra terra per un lungo periodo sotto gli occhi di tutti grazie a complicità e coperture politiche utili ad evitare che si procedesse a controlli e verifiche e che avrebbero favorito questa attività illecita.
Che il distretto del cuoio fosse disponibile all’ingresso della criminalità organizzata – e del suo denaro illecito da riciclare – era emerso chiaramente già dal maggio 2018 con l’inchiesta “Vello d’oro” della stessa DDA di Firenze. Che gli imprenditori e le società di depurazione spesso si liberassero abusivamente degli scarichi inquinanti non trattati, senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali e sulla salute dei cittadini, era evidente dai molti episodi occorsi in passato.
Ma un simile sistema di corruzione e penetrazione della ‘ndrangheta, ramificato negli organi di controllo regionale e gestito direttamente dagli imprenditori del cuoio, rappresenta qualcosa di molto più preoccupante. Dalla inchiesta emerge, infatti, come importanti poteri economici e politici della nostra regione sarebbero in combutta da anni con attività criminali ai danni dei cittadini e dell’ambiente, utilizzando a proprio piacimento i servizi della ‘ndrangheta.
Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe ben altre scelte rispetto a quelle che si stanno prendendo. Infatti ad ogni livello si sta usano la pandemia per allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione e favorendo così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie.
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