Trentasei incidenti solo nell’ultimo anno metà istituti a rischio nonostante i rattoppi

martedì 14 aprile 2015 REPUBBLICA Pagina: 6

Trentasei incidenti solo nell’ultimo anno metà istituti a rischio nonostante i rattoppi

ROMA. Stavolta la colpa è – lo dice il sindaco di Ostuni, lo ribadisce il ministero dell’Istruzione, lo temono ivigili del fuoco di Brindisi che hanno controllato anche le altre classi – delle due ditte che hanno fatto lavori degni di far crollare cinque metri quadrati di intonaco sulle teste di bambini di sette anni. Responsabilità delle due ditte e, s’accalora il sottosegretario Davide Faraone travoltodalfuocodelle accusecome responsabile politico della missione di governo sull’edilizia scolastica, di chi non ha fatto i controlli su quei lavori. Comune di Ostuni, poi dirigente amministrativo del plesso scolastico di Ostuni.
Questa volta l’edificio era stato sverniciato, reso energeticamente efficiente. Risistemato apparentemente, come quello che si aprì a Messina nel novembre 2008. Le altre tragedie sfiorate che hanno seguito la tragedia compiuta di Rivoli – un ragazzo morto, diciassette feriti, uno paralizzato – si sono consumate invece dentro scuole vecchie. Perlopiù degli anni Settanta e Ottanta che, lo si certifica tutti i giorni, sono state tirate su con mattoni malcotti, forati, malforati, eternit a infrastrutturarle: «Materiali scadenti», li definisce Pierluigi Saggese della struttura
di missione in carica.
Trentasei incidenti solo nell’anno solare 2014, molti accaduti la domenica o durante la pausa mensa. Ventisei a rischio vita nelle ultime quattro stagioni. Le aule italiane continuano a crollare, vengono giù soprattutto i soffitti instabili inseriti come sono su solai fradici e ammalorati. Ci sono 40 milioni del ministero solo per questa voce: “Soffitti esolai”. Sono pochi, comeilresto. Il sottosegretario Faraone nell’ultimo briefing al ministero ha parlato di 3,9 miliardi nella disponibilità del piano scuole “belle-sicure-nuove”, ma dopo faticose ricostruzioni – tra governo, unità di missione e Miur ognuno ha un suo sito con un suo punto di vista sulle cifre – si comprende che nei primi dieci mesi del 2014 di miliardi se ne è speso uno: 1.044 milioni, per la precisione. Uno su quattro, fin qui.
L’accelerazione dell’ultimo governo non è travolgente se è vero che il governo Berlusconi fonte Maria Stella Gelmini-tra il 2008 e il 2009 finanziò risistemazioni scolastiche per 1,620 miliardi e Maria Chiar a Carrozza sotto Letta (che durò trecento giorni in tutto) sbloccò 450 milioni. All’inizio del suo governo Matteo Renzi parlava di 10 miliardi da trovare in tre anni, ma l’Europa dei burocrati lo gelò come ha rivelato il sottosegretario Roberto Reggi, poi sostituito -sulla possibilità di recuperarli inderogaalPatto distabilità.Ancora nel 2009 la Protezione civile diceva che per rifare gli edifici scolastici d’Italia servivano tredici miliardi.
La distanza tra le necessità, le promesse e le spese sul campo la si può leggere nel mattinale da questura del 2015. Racconta degli ultimi sette crolli. Otto gennaio, sei bambini feriti in una scuola materna di Sesto San Giovanni, nel Milanese: cadono intonaco e pignatte, l’istituto viene evacuato. Diciassette gennaio: un controsoffitto crolla al liceo scientifico Guglielmo Marconi di Sassari in seguito alle infiltrazioni dell’acqua. Diciotto febbraio: in una classe di un istituto alberghiero di Pescara si stacca l’intonaco dalla parete e ferisce, lievemente, due studenti alla testa. Lo stesso giorno il bis a Villa Santa Maria in Chieti: nell’istituto Benedetto Croce, elementari e medie, esplode il vano caldaia dell’edificio per una perdita di gas, muri interni ed esterni sventrati. Il 3 marzo la tragedia sfiorataè a Bagheria, otto chilometri da Palermo: scuola Cirincione, un bimbo ferito. E l’uno aprile, infine, gli ultimi due eventi: si staccaunafinestra aCampiBisenzio, Firenze, e vien giù l’intonaco a Lucca. Dell’Alberghiero di Pescara, per dire, l’insegnante di educazione fisica ora dice: «Qui rischiamo ogni giorno l’incolumità, ci sono mille studenti e mille non ci dovrebbero stare».
Tra una settimana, questo è un risultato dopo diciott’anni di rilevazioni e dodici milioni spesi, il ministero dell’Istruzione presenterà l’anagrafe scolastica, istituto fino a ieri mitologico, come i dati sugli insegnanti precari. L’aggiornamento necessario ci dirà, però, che a censire e mappare per bene la situazione si complica. Non sono più un terzo gli istituti bisognosi di cure, ma oltre il 50 per cento: 21.230. Una scuola su due, in Italia, o è specialmente brutta o è davvero insicura.
«Abbiamo preso in mano cantieri partiti nel 2006», si giustificano alla missione, «rifar partire la macchina è stata dura». L’ultimo monitoraggio del ministero dell’Istruzione – anche questo parziale, realizzato due anni fa – aveva fatto emergere che 15 scuole su cento erano accatastate come negozi, ex seminari, appartamenti ededifici industriali. Oltre metà dei plessi scolastici23 mila, quindi-ricadevano (e ricadono) in zone ad altissimo o ad alto rischio di terremoto. Solo uno su sette è stato progettato rispettando norme antisismiche.

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