Ucciso in strada con un cazzotto

mercoledì 16 aprile 2014, TIRRENO PISA Pagina: II

Ucciso in strada con un cazzotto

Lavapiatti bengalese picchiato senza motivo da un giovane Scena filmata dalle telecamere, polizia vicina all’assassino

PISA stazione. Alle 00,45 si consuma il pestaggio mortale. Le telecamere della vigilanza comunale raccontano la sequenza con fotogrammi drammatici. Si vede Zakir fermo sotto l’arco. Sulla scena irrompe come una furia un giovane che, senza un apparente motivo, si scaglia contro di lui raggiungendolo al volto con un colpo che è un misto tra un pugno e una mano appoggiata al mento. Il lavapiatti va giù come un birillo. Si ferisce alla nuca nell’impatto con il selciato. Lesioni che si sono rivelate fatali. Nei filmati acquisiti dalla polizia si vedono anche tre amici in compagnia del picchiatore che cercano di trattenerlo, senza riuscirci, prima che scatti sul bersaglio umano da mettere ko. Quando Zakir è steso a terra i tre scappano.
Le indagini. Prima dell’ambulanza arriva sul posto una volante della polizia. Il caso oscilla dall’aggressione all’omicidio (preterintenzionale o volontario) con la morte del lavapiatti. Gli investigatori della squadra mobile, diretta dal dottor Gonario Rainone, in serata erano sulle tracce dell’aggressore. Derubricare l’episodio all’eccesso di alcol è riduttivo. Prende corpo l’ipotesi del pestaggio con l’aggravante della discriminazione razziale. È una pista imboccata quasi subito dagli investigatori. «Mandava i soldi a casa». Zakir lavorava da Tanduri alle dipendenze di Kumar Sandeep, indiano e Parvez Latif, pakistano. «Tutto quello che guadagnava lo mandava alla sua famiglia – ricordano i due titolari del ristorante -. Viveva in un paesino vicino a Dacca, la capitale -. A volte, quando pioveva, andava anche a vendere gli ombrelli. Prima aveva fatto anche il venditore di rose». I due sono corsi sotto l’arco domenica sera quando hanno visto correre verso Corso Italia la gente che era in piazza Gambacorti. «Ho chiamato il 118 e poi la polizia – spiega Latif -. Gli agenti sono arrivati dopo 5 minuti. Zakir non era cosciente. Un’aggressione folle, una morte assurda».
In piedi, a braccia conserte, sotto l’arco tra Corso Italia e via San Bernardo, in attesa degli colleghi che lo stavano per raggiungere dopo aver lavorato insieme al ristorante. Zakir Hossain, 34 anni, bengalese, aveva appena finito il suo turno come lavapiatti da “Tanduri” quando un passante gli si è avventato contro colpendolo al volto con una forza tale da scaraventarlo a terra. Nella caduta ha picchiato la testa. Sono stati gli ultimi attimi di una vita cosciente per l’immigrato che ieri alle 11,30 è stato dichiarato clinicamente morto dai medici della neurochirurgia di Cisanello. Trascorse le sei ore di osservazione previste dalla legge, il lavapiatti bengalese alle 18,05 è entrato a far parte dell’elenco di quelle vittime di morti assurde e senza un perché. È successo tra domenica e lunedì poco prima delle una. Un’aggressione selvaggiainpieno centro alla quale l’alcol non sarebbe estraneo, ma che di sicuro è stata alimentata da una violenza gratuita. È un impasto di movida scellerata, sicurezza fuori controllo e quei bengalesi, spesso messi all’indice per l’abusivismo commerciale, ma che per una puntata della loro storia pisana diventano vittime in colpevoli della follia di un giovane. Il tempo dirà se solo ubriaco o incattivito anche dal germe xenofobo.

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