Un manager del nulla: il progetto di Conti per la cultura

Il sindaco Conti discute con La Nazione di politiche culturali e propone di “cambiare approccio” e “aprire una nuova strada”. Sembra che riconosca il disastro di questi due anni spesi a denigrare Keith Haring, organizzare presentazioni di libri neofascisti, adornare la città di un’altra statua a Galileo, tagliare i finanziamenti al Teatro Verdi e azzerare le risorse per il bando delle associazioni culturali.

Non solo, il Verdi rimarrà chiuso almeno fino al prossimo anno, mettendo a rischio il 20-30% dei fondi ministeriali ed altri legati allo svolgimento di attività, quali ad esempio i concerti della Normale. Questa la progettualità dell’amministrazione leghista, che ha ottenuto, è vero, otto milioni di euro dal Mibact per il restauro della chiesa di San Francesco – le cui condizioni di degrado denunciamo da anni – e per il restauro dell’Acquedotto Mediceo, lo stesso che l’assessore Dringoli voleva abbattere in almeno un paio di arcate per farvi passare la tangenziale. L’impressione però è che non si sappiano gestire quei fondi, perciò il sindaco propone di creare una public company – che fa sempre un certo effetto – su modello lucchese. Ecco la proposta di Conti per “cambiare approccio” o, meglio, per l’ennesima nomina politica che serve a nascondere il totale fallimento e l’incompetenza degli attuali assessori Magnani e Pesciatini che vengono così nei fatti anche loro commissariati.

Difatti, mentre a Lucca la società partecipata del Comune promuove il ricco patrimonio e coordina numerose attività culturali ed eventi (si pensi a Lucca Comics & Games e al Summer Festival), a Pisa non si sa cosa dovrebbe promuovere, oltre alla disseminazione di statue (di dubbio gusto) in centro e periferia. Prima bisognerebbe sapere cosa fare del sistema museale (da anni proponiamo la creazione di una Carta dei Musei e un collegamento con bus elettrici tra i Lungarni e la Piazza del Duomo); cosa fare delle biblioteche pubbliche, perché anche quelle stanno sparendo (proponiamo da sempre un sistema bibliotecario diffuso e di quartiere, che coinvolga le biblioteche scolastiche). Bisognerebbe decidere se e quanto investire in eventi quali Anima Mundi, l’Internet Festival ed il Pisa Book Festival (che non ricevono grandi aiuti dall’amministrazione) e magari ideare nuovi appuntamenti (proponevamo il Festival delle culture del Mediterraneo). Prima di affidare la promozione delle attività culturali della città ad un manager, bisognerebbe saper recuperare in fretta i tanti edifici storici lasciati in abbandono (si pensi alla Domus Galileiana e a quel palazzo di via San Lorenzo che cade a pezzi).

Una public company non può gestire il nulla o qualcosa che con la cultura non ha niente a che vedere, e cioè la creazione di parcheggi e villette a schiera in pieno centro, la riapertura al traffico della Ztl, l’apertura di pub e street food ai Vecchi Macelli, per non parlare della chiusura di teatri, biblioteche e musei e della svendita del patrimonio pubblico. Una public company deve avere un progetto, e questa giunta non ce l’ha.

Una città in comune

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