Una città in Comune: “Contro la buona scuola del governo Renzi saremo in piazza con studenti e lavoratori”

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Una città in Comune: “Contro la buona scuola del governo Renzi saremo in piazza con studenti e lavoratori”

Renzi inizia con la promessa-spot di stabilizzare 150.000 precari, cui lo obbliga una direttiva europea che impone di assumere i precari dopo 3 anni di lavoro. Promessa che nasconde l’espulsione dalla scuola di altrettanti precari, spesso altamente qualificati, che insegnano da anni facendo le supplenze; mentre buona parte dei neoassunti dovranno svolgere mansioni che esulano l’insegnamento della propria materia, anche lontano dalla propria regione. Con la retorica della “Meritocrazia”, prepara l’ulteriore riduzione degli stipendi dei docenti: li mantiene ancora bloccati fino al 2018 ed elimina gli scatti di anzianità, sostituendoli con aumenti ridotti riservati solo al 66% degli insegnanti, indicati come “meritevoli” dal dirigente scolastico e dal Nucleo di valutazione interno. Per tutti gli altri stipendio bloccato. Si mettono così in competizione tra di loro gli insegnanti, sottoposti al potere del dirigente scolastico, che avrà anche la possibilità di scegliere chi chiamare nella propria scuola. Tra le scuole saranno finanziate le più “meritevoli”, aumentando ancora il divario con quelle più disagiate che raccolgono gli studenti più difficili. Previste agevolazioni fiscali per i privati che vorranno finanziare le scuole: in questo modo lo Stato, invece che ricorrere al prelievo fiscale progressivo per garantire l’istruzione, lascia le scuole nell’alternativa tra languire per la mancanza di mezzi o assoggettarsi a interessi particolari. Nel documento si aggiunge l’inquietante aggettivo “moderna” alla parola democrazia mentre non si cita mai la libertà di insegnamento (art.33 della Costituzione). Sul Piano Scuola sono chiamati ad esprimersi con un questionario on-line tutti i cittadini e le cittadine che lo vorranno, in una consultazione plebiscitaria senza nessuna possibilità di confronto di opinioni e scambio di informazioni e senza che sia chiaro il peso che si vorrà dare a chi nella scuola studia o lavora: mancherà quindi un vero dibattito tra le parti sociali coinvolte e l’esito della consultazione, tutt’altro che democratica e aperta, sarà controllata da chi vuol promuovere il Piano Scuola. Ben altri sarebbero invece i provvedimenti necessari a ridare dignità alla Scuola Pubblica, colpita da tutte le ultime contro-riforme: adeguamento dell’organico, stabilizzazione di tutti i precari che lavorano da anni nella scuola, massicci investimenti, adeguamento dei salari al livello europeo, aumento della democrazia interna e riduzione degli alunni per classe per migliorare la didattica, rispettare le norme sulla sicurezza e garantire il diritto all’istruzione degli alunni diversamente abili. Solo così la scuola e la didattica per gli studenti potrebbero migliorare realmente, non certo con quest’ennesima controriforma che umilia i lavoratori della scuola, tagliando ancora il loro stipendio e sottoponendoli al potere arbitrario del dirigente scolastico, in nome di una presunta meritocrazia. Per questo sosteniamo con forza le mobilitazioni degli studenti e lo sciopero dei lavoratori della scuola del 10 ottobre, come primo momento di lotta contro il Piano Scuola di Renzi e in difesa della Scuola Pubblica. Fonte: Una Città in Comune

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