A luglio abbiamo depositato una mozione per un regolamento comunale che impedisca ai negozi di tenere le porte aperte quando sono in funzione gli impianti di riscaldamento o raffrescamento: mentre il caldo terribile confermava che nel cambiamento climatico con le sue terribili conseguenze ci siamo già, pensavamo ad una misura semplice ma funzionale per limitare l’uso di energia e quindi il consumo di combustibili fossili.
In questo momento, con la prospettiva di un inverno col riscaldamento razionato, “misure per ridurre gli sprechi” sembrano essere ricercate da tutti. Manco a dirlo, la prima a esser stata presa di mira è la scuola: la proposta è ricorrere alla didattica a distanza per risparmiare sul riscaldamento. Si tratta di una pura follia.
Ancora una volta si attacca il diritto allo studio per tutelare i grandi interessi delle multinazionali. Dopo la pandemia si pensa di far pagare ancora un prezzo esorbitante a chi vive e lavora nella scuola ripronendo la DAD pur di non tassare gli extraprofitti delle grandi imprese, che grazie alle politiche di privatizzazione oggi fanno guadagni straordinari.
Si pensa di fare esattamente l’opposto di ciò che occorre. Al posto di investire sull’efficientamento energetico e sulla edilizia scolastica si pensa di ridurre il tempo scuola: una vergogna, l’ennesima.
La scuola, in questo momento, ha bisogno di spazi, di docenti, di personale, di valorizzazione delle grandi risorse professionali senza le quali gli anni della pandemia sarebbero stati ancora più grami, mentre il Governo delle larghe intese prova ancora una volta ad affossarla.
Una città in comune