Uscire dalla Società della Salute? Smascherata l’ennesima bufala leghista

Dunque, è ufficiale: l’uscita di Pisa e Cascina (ammesso che ora Cascina lo voglia ancora!) dalla Società della Salute non si può fare. Non c’è personale preparato, ha spiegato l’assessora Gambaccini in commissione consiliare, e il risparmio che se ne ricaverebbe è solo teorico. Al Comune conviene, quindi, la gestione associata dei servizi sociali e sanitari.

Tutto a posto, quindi, abbiamo scherzato. Peccato: Diritti in Comune ha una buona memoria, anzi ottima, peggio degli elefanti. E questo permette di ricostruire una storia, che parte dalla propaganda elettorale della Lega del 2018. A proposito del programma di mandato, diceva Conti: “Da sindaco del Centrodestra mi impegnerò per favorire la graduale uscita del Comune di Pisa dalla Società della Salute, ridistribuendo servizi e personale fra le strutture del Comune e della Asl” e definiva la Sds un” carrozzone inutile e costoso”.

Già nel 2019 ritornava a più miti consigli e impiegava 41 mila euro dei soldi pubblici per incaricare la prestigiosa Fondazione Zancan per verificare se il suo programma era attuabile oppure no. In quella occasione avevamo già denunciato un uso fantasioso delle risorse comunali: tu hai un programma politico, ma l’hai costruito non sapendo se è attuabile…poi per vedere se è fattibile usi soldi pubblici.

La risposta è giunta così nel 2020, con tre corposi e ineccepibili documenti di valutazione della Società della Salute che tutto dicono, tranne che le favole raccontate dal Sindaco possano tradursi in realtà. E quindi niente, fine della storia. Come finisce l’abbiamo spoilerato all’inizio di questa nota.

Ma restano tante cose da dire, e soprattutto da fare. Il Rapporto, in termini molto chiari punta il dito su quello che deve essere fatto nella realtà, al di là delle fantasie separatiste della Lega.

In primo luogo il Rapporto traccia un quadro di spoliazione da parte dei comuni di competenze e personale nel campo nelle materie sanitarie e in quelle assistenziali che sono di propria titolarità. Gli unici servizi gestiti in forma diretta sono quelli relativi all’elargizione di contributi, ( guarda caso) che certo non comportano grandi capacità professionali. Il risultato è che la gran parte delle competenze professionali sono tutte della Asl, oppure sono affidati al privato.

Prendiamo il caso del servizio sociale. Come abbiamo più volte denunciato, dalla metà degli anni novanta, una grossa percentuale di assistenti sociali è stato sempre fornito da cooperative che di fatto hanno effettuato interposizione di manodopera. Il rapporto Zancan non fa sconti, e sostiene che una pratica di questo genere comporta un forte depauperamento del sistema pubblico e della capacità di “Governo della Domanda” ( la possibilità di capire come e se i bisogni della popolazione siano soddisfatti e in quale grado dai servizi).

Ora la partita si fa ancora più pesante: contrariamente alle pratiche di massiccia gestione esternalizzata, la Regione ha imposto che le Società della Salute debbano gestire direttamente i servizi sociali. E per questo abbiamo chiesto che si smetta con la pratica delle esternalizzazioni e che si proceda con l’assunzione per concorso degli operatori e delle operatici sociali.

Non è solo la politica delle esternalizzazioni a dover essere cambiata. Emergono lacune ben più preoccupanti. In sostanza, dice la Zancan, l’effettivo funzionamento della Società della Salute è difficilmente valutabile. Manca una effettiva corrispondenza tra le prestazioni sociali ed il regolamento che dovrebbe disciplinarle: tutto ciò, dicono, significa che la cittadinanza non può sapere chi ha diritto a cosa perchè l’aiuto verso chi ha bisogno viene deciso in maniera discrezionale.

Ancora, manca un sistema di contabilità analitica, che permetterebbe di organizzare il bilancio per obiettivi e per prestazioni: soprattutto nel documento di rendicontazione, si legge, manca un nesso logico tra le voci messe a bilancio e non è possibile definire con esattezza la spesa complessiva, ma solo “stimarla”.

Tutto questo significa che siamo davanti ad un sistema opaco, dove anche l’organizzazione di chi ha compiti di coordinamento e di programmazione viene definito ” a geometria variabile”.

Ancora una volta, quindi, l’amministrazione Conti dimostra la sua mancanza di trasparenza non raccontando ai cittadini come stanno le cose. Infatti mentre l’assessora dichiara che Pisa non uscirà mai dalla società della salute, nel Dup 2020-22, allegato al bilancio preventivo approvato dalla stessa Giunta, alla Missione 12, Programma 01, e tra poco in discussione in consiglio comunale al primo si legge: “Valutazione circa l’attuale articolazione delle competenze attribuite alla Società della Salute ai fini di una loro successiva riorganizzazione in ottica di miglioramento e redistribuzione dei servizi e del personale tra Asl e Comune, prevedendo l’eventuale liquidazione del Consorzio” .

Sarebbe ora di finirla con la propaganda da parte della Lega e della Assessora Gambaccini, nonché Presidente della Società della Salute, e di dedicarsi a rendere una struttura che gestisce circa 24 milioni di euro (a tanto ammontano le risorse della SdS) un sistema trasparente, efficiente e ben organizzato. Noi vigileremo e avanzeremo, come sempre, proposte molto concrete.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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