Verità per Giulio Regeni e Patrick Zaky libero. Con due mozioni, lo chiediamo nella Giornata internazionale per i diritti umani

Ripristino immediato sulla facciata del Comune dello striscione che ricorda Giulio Regeni, rimosso senza alcun motivo nel febbraio scorso, e la scomoda verità sulla sua vicenda; interessamento e attivazione con tutte le istituzioni interessate, da parte dell’amministrazione comunale, per l’immediato rilascio di Patrick Zaky dalle carceri egiziane e conferimento, come atto simbolico, della cittadinanza onoraria. Questi i contenuti delle due mozioni presentate dalla coalizione Diritti in comune (Una città in comune – Rifondazione comunista – Pisa Possibile) e approvate in Consiglio comunale, giovedì 10 dicembre.

Le due mozioni, o meglio, le due vicende hanno molti punti in comune: si tratta in entrambi i casi di atti persecutori contro attivisti politici, compiuti dal regime dittatoriale egiziano di al-Sisi. La stretta attualità ci impone di non abbassare la guardia. E’ proprio di ieri la notizia che la procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato ucciso il 3 febbraio successivo. Dopo una serie infinita di depistaggi da parte del governo egiziano, i pm romani hanno ricostruito gli ultimi giorni del giovane ricercatore, le violenze, le sevizie, le torture subite dal giorno della sua sparizione, fino alla morte a causa delle lesioni riportate, contestandola a quattro membri del servizi segreti egiziani. Patrick Zaky, studente egiziano all’Università di Bologna, è invece rinchiuso nelle carceri egiziane dal 7 febbraio scorso, quando ha cercato di far rientro a casa per una breve vacanza. La pretestuosa accusa di propaganda sovversiva, lo ha ben presto condotto nel carcere di Tora, chiamato la “tomba di cemento” dagli attivisti dei diritti umani, in cui vengono detenuti i dissidenti politici. Il 7 dicembre, dopo 10 mesi di detenzione, la sua carcerazione è stata rinnovata di altri 45 giorni.

Sullo sfondo, gli enormi interessi economici e commerciali italiani, nei confronti dell’Egitto. Da un lato, il petrolio e il gas naturale, le due fonti fossili per le quali l’ENI, il colosso degli idrocarburi controllato in parte dallo Stato italiano, continua a stringere accordi con il governo e le aziende pubbliche egiziane; dall’altro, l’industria degli armamenti, che vede attualmente l’Egitto come il principale acquirente delle armi prodotte in Italia.

Ci associamo dunque a quanti non rinunciano a chiedere verità e giustizia, a partire da Amnesty International, e ci auguriamo che l’approvazione di queste due mozioni, oltretutto avvenuta nella Giornata internazionale per i diritti umani, rappresenti un fermo monito per chi ha la responsabilità di darne attuazione.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione comunista – Pisa Possibile

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