Vessilli medievali alla Stazione, ma di quale Medioevo si tratta?

Siamo ad agosto e i giornali si riempiono di notizie futili e strambe. Veniamo, tra l’altro, a sapere che finalmente sventoleranno in Piazza della Stazione “per 365 giorni l’anno le insegne cittadine”. La pisanità verrà rimarcata ed il turista, si dice, avrà “immediata percezione dell’importanza storica di Pisa”, cioè alzerà gli occhi al cielo e ne resterà affascinato e al contempo intimorito.

Sotto l’ombrellone ci mettiamo anche noi a commentare questa notizia estiva che, nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, rappresenta una gloriosa affermazione dell’identità locale. Si tratta di quattro insegne storiche “che maggiormente hanno rappresentato la gloria di Pisa nel periodo repubblicano”: il Signum Rubicundum, vale a dire la bandiera rossa, la “Vergine in Maestà”, l’“Aquila” e la “Croce patente pomettata”. Le bandiere sono state ideate e curate da Antonio Pucciarelli, responsabile per il Comune di Pisa del patrimonio e dei costumi delle tradizioni storiche pisane, e ciò è evidente se si osserva in particolare la bandiera della Vergine in Maestà, che riproduce fedelmente la Madonna di sotto gli organi, icona bizantina (o bizantineggiante?) del XIII secolo.

Ora, quello dei vessilli della città medievale è un problema storico ancora dibattuto e del tutto secondario, soprattutto se le testimonianze medievali in città sono per lo più inaccessibili. Tuttavia, per certa destra i simboli, soprattutto quelli dietro i quali muovono le truppe in battaglia, sono più importanti della realtà. È bene sapere infatti che in Piazza della Stazione sventoleranno dei vessilli immaginari, reinterpretazione di vaghe testimonianze provenienti da quei secoli lontani, come la citata bandiera della Vergine. In affreschi, miniature, descrizioni del tempo è la bandiera rossa che accompagna l’esercito pisano sui campi di battaglia, rossa come il colore del velo della Madonna, e così compare nelle Croniche di Giovanni Sercambi tra XIV e XV secolo. Da un certo momento in poi il Signum Rubicundum è stato affiancato dall’aquila imperiale, per rimarcare la fede ghibellina della città. Invece, la celebre croce pisana, che oggi sventola dappertutto, risale all’epoca comunale e se ne trova testimonianza per la prima volta nell’affresco del 1384-88 di Antonio Veneziano in Camposanto che illustra il Ritorno di San Ranieri dalla Terra Santa.

Il Comune ci tiene a ribadire che la Croce patente pomettata fu riconosciuta con decreto del Capo del Governo l’11 ottobre 1932 come emblema ufficiale del Comune di Pisa. Tra un gelato e una fetta di cocomero si spiega così l’attaccamento dell’amministrazione a questa e alle altre bandiere, ché rimandano sì al Medioevo, ma quello vero del Ventennio.

Una città in comune

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