Sosteniamo con convinzione la nuova iniziativa per la revoca del nome dell’ex rettore D’Achiardi, responsabile dell’applicazione delle leggi razziali nell’Università di Pisa, dalla via a lui intitolata.
Una nuova iniziativa resasi necessaria dopo che la maggioranza che sostiene il sindaco Conti in consiglio comunale nel novembre del 2021 bocciò la mozione anche da noi sottoscritta per cambiare questa denominazione.
E’ bene ricordare ancora oggi una pagina vergognosa della storia degli organi politici della nostra città.
I motivi portati dai consiglieri di maggioranza furono deliranti. La proposta è stata definita come opera di qualche radicalchic, che ha occupato posti di rilievo grazie alla sua appartenenza politica e che vuole creare dei nemici inesistenti e delegittimare gli avversari politici (Nerini), frutto di una rievocazione rancorosa (Conversano) che colpisce un simbolo per costruire un consenso strumentale a mantenere viva la sinistra (Mannocci), secondo una logica per cui si dovrebbero togliere i premi Nobel e le onorificenze agli scienziati e agli attori che aderirono alla Repubblica di Salò (Cognetti) o la lupa dalla piazza del Duomo perché messa lì per la visita di Mussolini (Punzo). Secondo la maggioranza, la proposta è da respingere perché i residenti di via D’Achiardi ne subirebbero danni economici, difficoltà tecniche per le bollette, addirittura si cambierebbe l’identità di cittadini che hanno un forte senso di appartenenza legato al nome di D’Achiardi (Pasqualino). Ecco il livello della politica della destra nella nostra città.
D’Achiardi nella fase matura della sua esistenza si è reso responsabile dell’applicazione nell’Università di Pisa delle leggi razziali, e quindi dell’allontanamento di 290 studenti stranieri, numerosi studenti italiani, 20 docenti. I molti meriti scientifici dell’ex rettore e podestà vengono in secondo piano di fronte a questa gravissima responsabilità. È giusto che tra i valori rappresentati dai nomi delle vie pisane faccia invece il suo posto Menasci, nato a Livorno e docente all’Università di Pisa, che dopo aver perso il posto fu deportato ad Auschwitz con il figlio. Vogliamo che le strade della nostra città diano voce alle vittime dell’Olocausto, non ai suoi esecutori, non ai carnefici.
La storia però non deve essere cancellata, lo ha ricordato bene Battini. Chiediamo che il caso di D’Achiardi sia in ogni caso ricordato: la storia umana è anche un repertorio di viltà e di infamie da non dimenticare. Oggi, anche studiando il caso di chi applicò le leggi razziali, può diventare un valore da proporre alla cittadinanza il coraggio di dire di no alle leggi ingiuste. Ogni legge ingiusta, ogni sistema iniquo produce delle vittime: l’Olocausto ce lo ricorda e ci invita ad attualizzarne l’insegnamento. Per questo riteniamo necessario che un’eventuale sostituzione di nome sia accompagnata da iniziative che portino all’attenzione pubblica il senso storico di queste scelte. Non si può correre il rischio di cancellare con il nome di una via una vicenda vergognosa che ci chiama tutti in causa.
Con lo stesso impegno etico vogliamo porre l’attenzione su altri casi che riguardano la storia della nostra città. A Pisa ancora oggi non esiste una strada né una piazza intitolata a Franco Serantini, la cui uccisione da parte dello Stato venne nascosta in maniera ignobile. La vicenda ha sconvolto la città e l’ha segnata per sempre. Questo anno ricorrono i 50 anni da quell’episodio: non si può attendere oltre l’intitolazione di una strada o di una piazza al nome di Serantini, ma anche in questo caso la destra impedisce da 6 mesi che se ne parli in consiglio comunale. Esiste invece una rotonda intitolata a Giuseppe Niccolai, che nulla ha fatto per la città di Pisa se non una violenta propaganda neofascista a favore del ritorno del regime di Mussolini. Le parole di odio antidemocratico e di intolleranza che Niccolai pubblicava su «Il Machiavelli», il suo giornale, sono inequivocabili. Anche quella rotonda per noi è una vergogna.
Ci piacerebbe aprire un dibattito serio, informato, per riflettere sull’odonomastica cittadina e sulla piega che questa sta prendendo negli ultimi anni.
Ciccio Auletta – Consigliere comunale: Una città in comune – Rifondazione Comunista