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Basta stragi in mare: restiamo umani

giovedì 2 marzo 2023, @ 18:00 - 20:00

Centinaia di corpi dispersi in mare, decine di cadaveri che affioravano nelle acque davanti la costa: è stato questo l’orribile spettacolo a cui i primi soccorritori hanno assistito a Cutro, sul litorale crotonese, dopo il naufragio della precaria imbarcazione con a bordo naufraghi provenienti da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria. Poi, nel giro di poche ore, è arrivata la notizia più drammatica: tra le vittime vi sono due gemelli di pochi anni, almeno un neonato e numerosi bimbi piccoli. Siamo di fronte dunque a una nuova «strage dei bambini», dopo quella accaduta a Lampedusa nell’Ottobre 2013 per la quale l’Italia è stata condannata in tutte le sedi internazionali.

Si poteva evitare, questa ennesima tragedia? Le notizie che arrivano in queste ore non possono non suscitare sconcerto e rabbia. A quanto si apprende, l’imbarcazione era stata avvistata molte ore prima del naufragio da un velivolo di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere: le autorità italiane, dunque, sapevano benissimo che centinaia di persone erano in pericolo. Secondo alcuni esperti – tra cui l’ex comandante della Marina Militare ed ex Parlamentare della Repubblica Gregorio de Falco – i naufraghi si sarebbero probabilmente salvati se fossero intervenute le motovedette della Guardia Costiera, in grado di navigare anche in condizioni meteo proibitive. Si è scelto invece – sempre stando alle ricostruzioni degli esperti – di far uscire in mare alcune unità veloci della Guardia di Finanza, non idonee per i salvataggi: ciò sembrerebbe indicare che, nelle ore drammatiche del naufragio, le autorità abbiano classificato l’evento come “fatto migratorio” e non come “soccorso marittimo”, vanificando così la tempestività e l’efficacia delle azioni di salvataggio.

Non spetta a noi valutare la fondatezza di queste accuse: saranno le indagini delle autorità giudiziarie ad accertare eventuali responsabilità penali. Da parte nostra, non possiamo fare a meno di osservare che il governo in carica ha fatto di tutto, in questi mesi, per ostacolare le attività di soccorso in mare nel Mediterraneo. Il cosiddetto “decreto anti-ONG”, approvato dalle Camere giusto pochi giorni fa, prevede clausole gravissime, tra cui il divieto di effettuare i cosiddetti “soccorsi plurimi” (che avvengono quando una nave che ha già a bordo dei naufraghi effettua un secondo intervento di salvataggio perché si imbatte in una nuova emergenza).

Non c’è bisogno di ricorrere a qualche oscura dietrologia per capire quale sia l’atteggiamento di questo governo. È stato lo stesso Ministro dell’Interno in carica ad affermare a più riprese che la priorità assoluta dell’azione dell’esecutivo è il “contrasto all’immigrazione clandestina” e non il salvataggio delle persone in pericolo: il controllo delle frontiere, la salvaguardia dei “sacri confini” è dunque più importante della vita di uomini, donne e bambini.

Né il governo sembra interessato a tutelare il diritto di asilo, che pure sarebbe garantito da precise convenzioni internazionali e da norme europee vincolanti anche per l’Italia. Persino in queste ore drammatiche la Presidente del Consiglio ha ribadito che, per evitare le morti in mare, l’esecutivo intende “impedire le partenze dei migranti”. Il che significa vanificare il diritto a fuggire dalle persecuzioni: è appena il caso di ricordare che le vittime del naufragio di Crotone venivano da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria, paesi devastati da guerre, regimi dittatoriali e catastrofi umanitarie (non ultimo il drammatico terremoto che ha colpito la zona nord del territorio siriano).

Noi riteniamo che questa politica, oltre a violare le norme internazionali in materia di diritti umani, sia destinata non a fermare le tragedie, ma al contrario a moltiplicarle. Per questo, ora più che mai, è necessario chiedere un’inversione di rotta: l’Italia deve tornare a impegnarsi nella ricerca e nel salvataggio dei naufraghi, deve tutelare il diritto di asilo, deve garantire canali di ingresso legali e sicuri per i migranti. Usando le parole del compianto Vittorio Arrigoni, oggi più che mai è necessario “restare umani”.

Adesioni (in aggiornamento):
AFRICA INSIEME
UNA CITTÀ IN COMUNE
RIFONDAZIONE COMUNISTA
COMITATO TOSCANO UN PONTE PER
CHICCO DI SENAPE
ARCI PISA
UNIONE INQUILINI PISA
COBAS PISA
DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE ALTRO TIRRENO
SINISTRA PER
CAPS COMUNITà AGRICOLA DI PROMOZIONE SOCIALE
EL COMEDOR GIORDANO LIVA
EXPLOIT
LA CASA DELLA DONNA
AMNESTY INTERNATIONAL – GRUPPO 010 PISA
ASSOCIAZIONE AMREF FDU TOSCANA
LA COMUNE PISA
GREENPEACE GRUPPO LOCALE PISA
POTERE AL POPOLO PISA
EMERGENCY GRUPPO PISA

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Dettagli

Data:
giovedì 2 marzo 2023,
Ora:
18:00 - 20:00

Luogo

Piazza XX settembre, Pisa
Piazza XX Settembre
Pisa, Italia
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Organizzatori

Una Città in Comune – PRC Pisa
Un ponte per, Toscana