Appalti: abbiamo un (ennesimo) problema. Il caso della residenza di via F. da Buti

Di nuovo, nostro malgrado, per svolgere il ruolo di opposizione che migliaia di cittadine e cittadini ci hanno chiesto di fare, siamo costretti a studiare carte che riguardano contenziosi a proposito di appalti per lavori pubblici.

Dopo i casi (per citare solo i più eclatanti) delle ex-stallette e di piazza Vittorio Emanuele, il Comune di Pisa rischia nuovamente di avere un notevole danno economico a causa della errata gestione degli appalti e dei relativi lavori.

Il caso in questione riguarda la realizzazione della residenza sperimentale di Via F.da Buti, appaltata a fine 2008 e conclusa, con due anni e mezzo di ritardo (da 600 gg a 1460 gg), a fine 2012. Poche settimane fa la PEBA, ditta realizzatrice, ha citato in giudizio il Comune per un contenzioso sui costi dell’opera.

Appena consegnato il cantiere infatti, si sono verificati i primi problemi a causa di una situazione del sottosuolo differente da quella posta a base della progettazione preliminare: si è scoperta (ancora una volta!!!) la presenza della falda nel sottosuolo pisano. Ancora più grave risulta la “scoperta” del collettore fognario di Pisa sud. Come è possibile che il Comune di Pisa non ne fosse a conoscenza?

Questa nuova situazione ha prodotto una necessità di rivedere le lavorazioni previste e quindi i costi associati. Emerge quindi, come in altre occasioni, una chiara incapacità della nostra amministrazione di realizzare gli studi propedeutici alla progettazione e ai capitolati d’appalto, compito estremamente importante per il regolare svolgersi dei lavori.

L’altro problema è la superficialità (o incapacità) nei controlli: la ditta infatti, dopo aver concluso i lavori ha presentato ben 12 Riserve all’Amministrazione che sommate insieme ammontano a quasi 2,5 Milioni di euro di maggiori lavorazioni, anticipo spese, e altro ancora. Come è possibile che il Comune non si sia accorto di tutto questo durante i lavori? La conseguenza di ciò è il rischio che, nel caso in cui avesse ragione il privato, il Comune dovrà reperire quella somma nel suo bilancio sottraendoli ad altre voci: che sommati a quelli relativi a Piazza Vittorio Emanuele (2,9 Milioni) fanno quasi 5 Milioni e mezzo da trovare. Quanto potremmo ridurre la TASI o altre tariffe, senza queste spese inutili e evitabili?

Ma la cosa forse più sconcertante tra le denunce della PEBA, è quella per cui non solo l’Amministrazione ha gestito superficialmente tutta la fase di adeguamento e revisione delle lavorazioni, ma poi, una volta concluse, avrebbe tentato di “risanare” la situazione con verbali retrodatati, che la ditta si sarebbe rifiutata di firmare.

Se questo venisse confermato sarebbe di una gravità inaudita e metterebbe in discussione non solo l’operato di un singolo funzionario, ma dell’intera macchina amministrativa che gestisce l’esecuzione delle opere pubbliche. Noi pretendiamo che la Giunta faccia immediatamente chiarezza, a prescindere dai tempi giudiziari (l’udienza è fissata per il 21 Ottobre 2015), perché la situazione è allarmante da un punto di vista politico e della capacità di governo.

Attraverso il nostro gruppo consiliare porteremo subito la questione all’attenzione del Consiglio e della Prima commissione di Controllo e Garanzia, perché comunque siano fatti tutti gli accertamenti del caso e si capisca come sia stata possibile una gestione tanto superficiale dell’appalto.

Una Città in comune
Partito della Rifondazione Comunista

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