‘Il libro di Forti e Russo Spena dipinge un grande affresco che cerca di spiegare la straordinarietà della figura politica di Colau e il contesto in cui si inserisce: una città con un passato anarchico, popolare, di importanti movimenti cittadini.
Nella lunga intervista con cui i…nizia il libro, Colau traccia un ritratto di se stessa e delle sfide che affronta. Parla del suo governo in forte minoranza – solo 11 consiglieri su 41; a Madrid Carmena, in giunta con i socialisti, per esempio gode di una comoda maggioranza – senza però mai dimenticare il progetto sociale plurale e le piazze che rappresenta.
È il suo stile, la sua empatia, ma anche la sua determinazione e la fermezza dei suoi principi, che permette a Colau di mantenere tutta la carica simbolica, senza perdere il contatto con la realtà. E con candida franchezza riconosce le difficoltà, l’eccessiva lentezza, i limiti di competenze sui grandi temi sociali. «Siamo un movimento in costruzione», rivendica a fronte della contraddizione fra democrazia rappresentativa e movimentismo. La forza dell’alcaldesa sta nel riuscire a portare la sua umanità, i suoi dubbi e le sue contraddizioni nei palazzi del potere. È emozionata e ferma, quando da sindaca deve affrontare per la prima volte le banche. Si emoziona nel documentario quando racconta che è difficile coniugare la femminilizzazione del potere che difende, con l’esigenza di essere punto di riferimento saldo.’
(dall’articolo Ada Colau, un anno in comune, di Luca Tancredi Barone, uscito su il manifesto il 26.5.2016)