Beni Comuni senza Rodotà ma con tanti partecipanti

IL TIRRENO PISA, pagina V (di Cesare Bonifazi)
Ieri, all’ex Colorificio liberato di via Montelungo, si è svolta la seconda tappa della Costituente dei Beni Comuni: il grande assente è stato Stefano Rodotà.
Annunciato da settimane, 1-ottuagenario Rodotà” (definizione data da Beppe Grillo nel suo blog che ha scatenato numerose polemiche) non era presente alla seconda tappa della Costituente.
A due giorni dal decennale di Rebeldìa i temi delle lotte e delle occupazioni degli spazi abbandonati hanno trovato spazio in un dibattito con l’intento di “creare una casa giuridica dei beni comuni”, come ha dichiarato Fulvio Morena del Teatro Valle di Roma, oratore all’assemblea.
Il percorso politico dei Beni Comuni è stato lanciato lo scorso aprile al Teatro Valle e da un gruppo di giuristi, studiosi, cittadini e movimenti per porre l’accento sulla gestione politica, non tralasciando la discussione giuridica, riguardo agli spazi sociali come bene comune.
Erano comunque presenti Ugo Mattei, giurista ed editorialista del Manifesto, e Paolo Maddalena, magistrato italiano che ha ricoperto l’incarico di giudice costituzionale, oltre ai rappresentanti del Teatro Valle occupato, CiccioAuletta, ex candidato sindaco e portavoce del progetto Rebeldìa, e l’avvocato Ezio Menzione.
Dopo l’assemblea zero, tenutasi al Teatro Valle, e il primo ufficiale incontro dell’Aquila, questa di Pisa è la seconda tappa della Costituente che porterà in tutta Italia un momento di riflessione, anche giuridico, sui temi e i limiti del diritto di proprietà.
L’intenzione è quella di creare attorno al tenia degli spazi un ragionamento politico in fase di assemblea, ragionamento che poi possa essere rielaborato sul profilo legislativo dai giuristi.
Proprio Ugo Mattei dal suo editoriale aveva scritto: «I beni comuni, una volta alienati o distrutti non esistono più, e non sono riproducibili o facilmente recuperabili né per la generazione presente […], né per quella futura […]. Ecco perché la questione dei beni comuni non può non avere valenza costituzionale: è nelle Costituzioni, infatti, che i sistemi politici collocano le scelte di lungo periodo sottratte al rischio di arbitrio del governo in carica».

Condividi questo articolo

Lascia un commento