Centinaia di migliaia di euro non pagati per il suolo pubblico al Comune di Pisa: la nostra inchiesta

E’ da alcuni mesi che portiamo avanti un lavoro di inchiesta per individuare i crediti che il Comune vanta nei confronti dei grandi proprietari di questa città.
Durante la seduta del consiglio comunale dell’11 dicembre 2014 abbiamo sollevato la questione del mancato pagamento del suolo pubblico da parte di Giuseppe Pampana, uno dei più grandi proprietari immobiliari di Pisa.
In quella occasione l’assessore Serfogli riferì che i soldi che Pampana doveva al Comune a quella data ammontavano a 204 mila euro. I 56 mila euro per i quali il sindaco ha denunciato Pampana negli scorsi giorni riguardano solo il periodo fino a giugno 2013.
Ai 200 mila euro dovuti a dicembre 2014 vanno quindi aggiunti i crediti dovuti per questi ulteriori 6 mesi visto che siamo al giugno del 2015.
Ma la storia del caso di Lungarno Guadalongo non finisce qui: ad oggi, nonostante i nostri solleciti, Sepi non ha ancora terminato le verifiche, fatte sempre su nostra richiesta, per determinare se Pampana paghi o meno l’IMU sull’area edificabile retrostante il lungarno, che è sempre di sua proprietà.
E il caso di Pampana non è comunque isolato. In questi mesi abbiamo presentato diversi atti ispettivi attraverso i quali sono emersi i numerosi crediti del Comune per il suolo pubblico non pagato. Le cifre che di seguito riportiamo debbono essere aggiornate visto che sono passati già alcuni mesi da questi atti ispettivi. Ecco l’elenco:

– per Palazzo Boyl la Tognozzi Spa deve 200 mila euro al comune
– per Palazzo Mazzarosa il nobile Mazzarosa deve 20 mila euro al comune
– per il cantiere di Via Cavalca la Società Porton Rosso deve 143 mila euro al comune con avvisi emessi dall’ente solo 3 anni dopo.
– per il cantiere della Ex-Draga la Fondiaria Paradisa deve: 96 mila euro al comune

Grazie a questi atti ispettivi arriviamo, quindi a determinare la cifra di 659 mila euro di crediti che il Comune deve avere per occupazioni di suolo pubblico non pagate. Insomma un tesoretto esiste e occorre che il comune faccia tutte le azioni del caso per riscuotere queste somme. La nostra inchiesta nel frattempo non si ferma e abbiamo già depositato altri atti per far emergere altre situazioni simili.

Una città in comune
Rifondazione Comunista

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