Contestazioni al ministro Profumo, la sinistra: “Azione di repressione incomprensibile”

PISATODAY.IT
‘Una citta in comune’ e Rifondazione esprimono il proprio dissenso sul comportamento delle forze dell’ordine, schierate a protezione del cancello, chiuso, della Scuola Sant`Anna
Ferma condanna delle repressioni esercitate dalla Polizia sugli studenti che contestavano il ministro dell’istruzione Francesco Profumo arrivano da Rifondazione Comunista e dalla lista ‘Una città in comune’ che, in un comunicato, prendono le difese dei giovani che stamattina si sono riuniti in Piazza Santa Caterina, davanti alla Scuola Sant’Anna dove Profumo stava partecipando ad un evento.
Respingiamo le modalità con cui le forze dell’ordine hanno represso la contestazione che studenti e precari di Pisa hanno rivolto al ministro Profumo, ospite della Scuola Sant’Anna con Giuliano Amato e la neo-parlamentare ed ex direttrice della scuola, Maria Chiara Carrozza. Le cariche di alleggerimento, che hanno mandato all’ospedale uno studente, non avevano nessuna giustificazione e sono il risultato di una scelta incomprensibile, come quella di schierarsi a protezione dei cancelli chiusi della Scuola e di entrare in contatto con i manifestanti, dopo che questi avevano deciso di avanzare di qualche passo con in mano solo uno striscione. Ai partecipanti al presidio e al ferito va la nostra piena solidarietà.
Le università e gli enti di ricerca sono spazi per definizione democratici e plurali. Devono restare sempre aperti, anche e soprattutto al dissenso. La militarizzazione dei luoghi del sapere lancia un pessimo segnale, emblematico dell’acuta crisi democratica che attraversa il paese: siamo prossimi a subire un ennesimo governo sostenuto da PD e PDL, intenzionati a gestire la crisi con politiche di sacrifici e riduzione dei diritti alla formazione, al lavoro, alla salute, alla sicurezza sociale. Il titolo del convegno a cui Profumo ha partecipato – “L’uguaglianza dei meritevoli” – esprime perfettamente la filosofia di chi ci ha governati finora, e si appresta a farlo nel prossimo futuro: vogliono un’università sempre più per pochi, dove il diritto allo studio si trasforma in privilegio o in elemento residuale, oggetto di una guerra tra poveri. Chi ha i mezzi per studiare, studierà e potrà forse essere ammesso al rango di cittadino a pieno titolo, e godere di una qualche uguaglianza. Chi non ha i mezzi per studiare o pensa, come noi, che la formazione di qualità sia un bene comune che non può passare per la selezione del “merito”, viene ricacciato nella propria condizione di disuguaglianza a colpi di manganello.

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