Cosa avrebbero potuto evitare i “Volontari del bello”?

Il gruppo Cultura di ‘una città in comune’ ha scritto alla redazione de la Nazione chiedendo una rettifica dell’articolo di Guglielmo Vezzosi riportato in allegato.

Gentile redazione

dopo aver letto l’articolo di Guglielmo Vezzosi del 14 dicembre scorso siamo a chiedere una rettifica. Difatti, le condizioni critiche della chiesa di Sant’Antonio in Qualquonia, di proprietà comunale, erano note da tempo. Segnalate da abitanti del quartiere, organi di stampa, associazioni e partiti politici, a pagina 22 del “Libro Bianco dei Beni culturali pisani” (http://unacittaincomune.it/nuova-versione-aggiornata-del-libro-bianco-sui-beni-culturali-pisani/), da noi pubblicato la prima volta nel luglio scorso, si può leggere sulla chiesa una scheda esaustiva. La stessa Commissione Cultura ha fatto un sopralluogo il 29 gennaio, a seguito del quale il Comune ha preso degli impegni mai mantenuti. Nel dossier della giunta “Pisa per i beni culturali” si parla di un progetto presentato alla Fondazione Pisa per € 2 milioni e 900.000, ai quali si aggiungono € 40.000 spesi “per lavori di somma urgenza per la riparazione del tetto” (http://issuu.com/13460/docs/beni_culturali/c/slt4r8v). Da allora quei lavori sono mai stati eseguiti?
Cosa avrebbero potuto evitare allora i Volontari del bello?Il crollo annunciato? O forse il fine dell’articolo di Vezzosi è quello di premere, ancora una volta, per l’”esternalizzazione” e la “privatizzazione” della tutela del nostro patrimonio storico-artistico, certamente in sofferenza, in barba alla legislazione esistente? Quello che chiediamo, invece, è che il Comune torni a svolgere le sue funzioni, occupandosi e investendo sulla tutela del patrimonio.
Qualconia

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