Dalla Toscana ad un Presidente “Toscano” un appello contro il precariato della ricerca in Italia

Nei giorni scorsi il Ministro Giannini ha nominato il nuovo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Si tratta di Massimo Inguscio, fisico di fama internazionale, che si è formato a Pisa e che fino all’altro giorno ha lavorato in Toscana. Domenico Laforenza, presidente dell’Area della ricerca del CNR di Pisa, ha dichiarato di conoscerlo e di essere sicuro che farà visita Pisa, “sua città di adozione dove risiede la più grande area della ricerca del CNR”.

E’ sicuramente fondamentale che Inguscio faccia questa visita, e vada proprio al CNR: perché in questa sede lavorano centinaia di precari e precarie che portano avanti le ricerche dell’Ente passando per anni e anni da una forma contrattuale all’altra. E che non hanno alcuna garanzia di poter continuare a lavorare: il CNR a livello nazionale prevede un piano di tagli e quindi il mancato rinnovo dei contratti “atipici” per oltre mille lavoratori e lavoratrici in tutta Italia. Anche la sede pisana sarà coinvolta, con conseguenze negative sia sui livelli occupazionali sia sulle ricerche in atto. Mandare a casa persone che hanno sviluppato un’esperienza di alto livello, portando avanti attività necessarie significa colpire i diritti e colpire la qualità della ricerca.

A Pisa poi c’è una particolarità: il CNR è stato colpito da uno scandalo nazionale, finendo nel mirino della procura per un buco di bilancio fra i 4 e i 10 milioni di euro. Buco prodotto da un sistema su cui è ancora aperta un’inchiesta della magistratura. Al momento l’unica conseguenza tangibile di tutto questo è proprio il taglio contratti precari.

Le lavoratrici e i lavoratori di Pisa, a partire dalla Sezione Epidemiologia e Ricerca sui sistemi Sanitari, anziché accettare passivamente la situazione, si sono mobilitati immediatamente. Così hanno fatto anche USB e altre organizzazioni sindacali, riuscendo a portare la mobilitazione anche sul piano nazionale.

A Pisa si è mosso subito il gruppo consiliare di Una città in comune – Rifondazione Comunista, coinvolgendo anche la lista Sì – Toscana a sinistra sul piano regionale. Così da questa città e poi dalla Toscana intera si è levata la voce unanime dei Consigli Comunale e Regionale per esprimere solidarietà ai precari e alla precarie del CNR e sostegno alle lavoratrici dell’IFC che difendono il proprio posto di lavoro. A partire dall’idea che “la qualità e l’eccellenza di un centro di ricerca parta dalle tutela delle garanzie occupazionali e di un lavoro stabile, di qualità e con un pieno riconoscimento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, su cui non possono essere fatte ricadere le conseguenze delle difficoltà economiche”.

Consiglio comunale e regionale hanno invitato i vertici del CNR pisano e nazionale ad affrontare concretamente la piaga della precarietà e hanno chiesto che anche i parlamentari del territorio avviino iniziative volte al superamento del precariato nel mondo della ricerca: i precari devono essere stabilizzati, “garantendone la continuità lavorativa e occupazionale”.

Le mozioni di livello comunale e regionale sono state approvate all’unanimità sia a Pisa che a Firenze. Sono un passo fondamentale per portare all’attenzione nazionale la necessità di nuove strategie che puntino ad investimenti concreti sulla ricerca, che costituisce un campo strategico d’azione per tutto il Paese. Uscire dalla situazione di impasse a Pisa (per dare un’immagine eufemistica di quanto sta avvenendo), area di interesse nazionale, è necessario per rilanciare una nuova stagione per tutta la ricerca in Italia.

Da Pisa è partita una richiesta ben precisa. La Regione Toscana l’ha fatta sua. Sarà un presidente nazionale di origine “pisana” in grado di accoglierla e porre la questione che va posta all’Italia e a questo governo sulla necessità di investire sulla ricerca anche uscendo dalla logica del precariato?
Una città in comune, Rifondazione Comunista Pisa

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