Ex Colorificio: a rischio una proprietà collettiva

MANIFESTO, pagina 6
PISA – Il Tribunale chiede il sequestro «immediato»
La proprietà collettiva istituita nell’Ex Colorificio di Pisa, dove da un’anno ha preso forma l’esperimento del «Municipio dei beni comuni», è a rischio di sgombero. Ieri una sentenza del tribunale della città toscana ha ordinato il sequestro dell’immenso edificio che sorge in via Montelungo a poche centinaia di metri dal Campo dei Miracoli. Il provvedimento è immediatamente esecutivo. Una decisione che sembra volere fare piazza pulita di un’esperienza paradigmatica che in pochi mesi è riuscita a conquistare un largo consenso a Pisa, e non solo. L’ultima dimostrazione in tal senso è stata la tre giorni dedicata al tema della «proprietà comune» dello scorso fine settimana. Migliaia di persone hanno riempito i 14 mila metri quadri dell’area occupata dagli attivisti di Rebeldia e da decine di associazioni.
L’ex Colorificio, inteso come istituzione dell’auto-governo, è al centro di un intenso dibattito sull’altraeconomia e sui beni comuni. Ha ricevuto l’appoggio delle principali realtà dell’«altra economia» (che hanno prodotto l’Ebook «Common Properties» scaricabile dal sito Comune.info); di giudici costituzionali e giuristi come Paolo Maddalena, Stefano Rodotà o Ugo Mattei che hanno invitato le autorità cittadine a sperimentare nuovi modelli di gestione, di diritto, offrendo tra l’altro le loro competenze. Numerosi anche gli intellettuali, come Guido Viale, a sostenere questa battaglia. Cinquemila persone hanno firmato una petizione a sostegno di un «work in progress» che coinvolge una parte cospicua del Quinto Stato in città: il lavoro artistico, culturale, della conoscenza, l’artigianato, gli studenti.
L’Ex Colorificio, di proprietà della multinazionale J Colors è stato abbandonato cinque anni fa. Dal 2010 l’immobile abbandonato non è più in bilancio e dall’aprile 2012 l’azienda ha comunicato la cessazione delle attività, dopo avere licenziato gli ultimi operai nel gennaio 2009. Gli occupanti hanno prodotto una documentata inchiesta dove dimostrano i progetti speculativi sull’area. Sembra infatti che la l Colors abbia più volte chiesto al Comune di Pisa di cambiare la destinazione d’uso dell’area da produzione di beni e servizi a residenziale. La vicinanza con la Torre Pendente, popolata di giorno da folle di turisti confermerebbe l’interesse speculativo. Paradosso vuole che martedì 24 al «Municipio dei beni comuni» è giunto un riconoscimento inaspettato da parte del Consiglio d’Europa. L’ex colorificio parteciperà dal 4 al 6 novembre a Strasburgo a un «workshop» sulla creazione di incentivi per promuovere la condivisione e il riuso delle risorse ambientali, sociali e culturali presenti in Italia e in Europa. Insomma il riuso dei luoghi abbandonati e la sperimentazione cli nuove forme dell’auto-governo viene ben accolta in Europa, ma non a Pisa.
Al centro di questa storia c’è un duro scontro sul concetto di «proprietà». Gli occupanti lo sanno, difenderanno questa esperienza unica e rilanciano. Si augurano inoltre che il Comune intervenga. Gli avvocati Menzione e Checcoli ricorreranno in Cassazione e per il momento auspicano un «ripensamento da parte della proprietà».

ro. ci.

Condividi questo articolo

Lascia un commento