Ex Colorificio, ora serve il coraggio del dialogo

TIRRENO PISA, pagina VII (di Stefano Fabbri)
La vicenda dell’ex Colorificio occupato pone a nostro avviso alcune questioni di estrema rilevanza per la città. Infatti non ci pare che la vicenda stessa sia riconducibile esclusivamente ad una dinamica legata al rispetto della legalità o all’ordine pubblico.
Infatti, la città sembra faticare ad affrontare il problema della socialità diffusa e quindi degli spazi di aggregazione non istituzionali (problema che investe anche gli spazi per attività sportive e culturali). Investimenti sono sicuramente stati operati in strutture la cui fruibilità è però spesso oggettivamente limitata dal loro aspetto – appunto istituzionale, il che si traduce in burocratizzazione, limitazioni alla fruibilità, contrapposizione tra cultura ufficiale (“alta”) ed espressione di una cultura autenti carri ente popolare. Se poi si pensa allo sport si deve riconoscere che gli spazi a libera fruizione sono pochi, el’impiantistica esistente versa in uno stato di degrado pesantemente accentuato dal generale stato di crisi che impone ristrettezze anche nei semplici interventi di manutenzione.
Nello specifico, la realtà dell’ex Colorificio rappresenta un’esperienza sicuramente importante in città, a fronte della quale è necessaria, in primo luogo, una oggettiva e cosciente presa d’atto. Servono quindi risposte coraggiose ed una capacità di ascolto, riconoscimento ed accoglienza reciproca tra promotori (in primo luogo Rebeldìa) ed amministrazione comunale: siamo infatti di fronte ad una situazione che rischia di degenerare in un aspro conflitto di ordine politico, ma prima ancora sociale, di cui poi le prime vittime sarebbero i giovani e i bambini che hanno trovato nell’ex Colorificio un punto di riferimento e di aggregazione. Sarebbe importante anche un ripensamento delle scelte sul territorio aprendo spazi di vivibilità e socialità in aree che oggi versano in una situazione di degrado, oppure coniugando scelte urbanistiche con una valutazione della dimensione sociale ditali scelte. Ad esempio – una tra le varie proposte già in campo – perché non ripensare all’area degli impianti sportivi (palazzetto dello sport, campo scuola, piscina) come ad un possibile polmone verde con spazi a disposizione per associazioni (con la possibile costruzione anche del nuovo stadio che libererebbe un’area centralissima per una enorme parco cittadino). Oppure perché non partire dalla vicenda legale legata all’ex Colorificio per una scelta coraggiosa da parte dell’ amministrazion e comunale (sulla scia di scelte analoghe effettuate da altri Comuni toscani) con cui si vincolino le aree dismesse e senza più appetibilità di ordine industriale, ad una destinazione d’uso per spazi sociali ed aggregativi? In questo senso va un nostro appello al Partito Democratico che si appresta a celebrare un congresso importante anche a livello locale: un partito che teme il confronto, anche aspro e dialettico, su questi temi, è un partito che non ha futuro. Questi temi, infatti, come molti altri figli della crisi non solo economica ma anche morale e culturale che stiamo vivendo, sono quelli su cui giocheremo il futuro stesso dell’idea di sinistra in Italia. Quindi chiediamo il coraggio del confronto, la fatica dell’ascolto, l’umiltà della mediazione come elementi fondanti l’esperienza stessa del partito che esprime il governo della città e quindi ha sudi sé il peso e la responsabilità delle scelte presenti e future per la crescita della città come comunità coesa, solidale, come polis.

Portavoce del Comitato “Pisa per Civati”

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