Il Comune di Pisa ha perso di vista il comune interesse

www.huffingtonpost.it (di Monica Pasquino)
A pochi giorni dallo sgombero dell’Ex Colorificio, il 29 ottobre ho scritto un Huffington intitolato Pisa e lo sguardo miope di SEL, che ha ottenuto tutto quello che può augurarsi chi scrive: attenzione, condivisione, interlocuzione e polemica.
L’articolo metteva in luce le responsabilità di SEL a livello locale, che non era in grado di svolgere il ruolo che spetta in questi casi a forze di sinistra: mediare con il sindaco del Pd e perorare le ragioni di chi lotta per ripristinare il primato dell’utilità pubblica sulla tracotanza dell’interesse privato.

Qualche giorno dopo, anche l’Assessore alla Cultura Dario Danti, chiamato in causa nella vicenda, ha replicato al mio articolo con un intervento sul suo sito. La sua replica ha provocato un’ulteriore risposta, efficace e sincera, questa volta firmata da Progetto Rebeldia e Municipio dei Beni Comuni, le sigle coinvolte nella rinascita civica dell’Ex Colorificio.

Ero contenta, nel mio piccolo, che Pisa e lo sguardo miope di SEL avesse dato un piccolo contributo al dibattito sulla riappropriazione degli spazi e sulla proprietà collettiva, sulla querelle legittimità versus legalità, sul diritto alla città negato sotto la Torre. E non prevedevo di riprendere in mano la vicenda, almeno non prima della grande manifestazione nazionale prevista per il 16 novembre.

Poi, all’improvviso, succede qualcosa di grave e inaspettato.

A Pisa gli universitari occupano uno stabile comunale abbandonato, per denunciare l’immobilismo della politica di fronte ai bisogni della popolazione studentesca – dagli affitti a nero per un posto letto all’insufficienza di servizi fondamentali che dovrebbero garantire il diritto allo studio. L’occupazione si protrae per qualche ora prima dello sgombero fortemente voluto dal sindaco ed è l’occasione per far saltare i nervi all’Amministrazione comunale. Quest’ultima scrive una Nota sintomatica e assai rappresentativa dell’idea – reazionaria e privatistica – che spesso ha il Comune (e non solo quello pisano) sul comune.

La violenza dei termini usati, la personificazione e la criminalizzazione del conflitto, la gravità delle illazioni lanciate dall’istituzione che dovrebbe più di tutte rappresentare i cittadini, merita grande attenzione e getta un’ombra sulle amministrazioni locali di centrosinistra ancora più tetra se si pensa che tutto ciò accade nella “rossa” toscana.

Così l’amministrazione comunale di cui fa parte anche Sel, commenta l’occupazione studentesca: “Si è trattato di un’altra irruzione, aggravata, in un edificio pubblico. Non è in alcun modo ammissibile che edifici in disuso, per altro per ragioni evidenti e motivate, che siano di proprietà comunale, o dell’Università o di altre istituzioni, siano ripetutamente occupati”.

Il complesso è stato liberato dall’occupazione “poiché, in ogni caso, è inammissibile che le istituzioni democratiche cedano di fronte al ricatto di gesti illegali”. “Il Comune, con pieno spirito di collaborazione, chiede alle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria che altri atti siano prevenuti e in ogni caso siano sanzionati”.

Ancora, “Pisa non merita una degenerazione voluta, pilotata e praticata, e per niente giustificata, dell’azione politica nell’illegalità. Questa degenerazione va contrastata con coerenza, a tutela dello stato di diritto e della legalità, a garanzia della parità dei cittadini di fronte alla legge”.

E poi, dulcis in fundo: “L’atto, nel suo significato, è stato offensivo verso il Comune”.

Sono parole pesanti quelle scelte dal centrosinistra pisano, sordo alle esigenze mostrate da una parte significativa della cittadinanza. In Comune non c’è più il comune interesse. L’illegalità degli affitti in nero dilaga, ma a far problema sono gli studenti che occupano spazi abbandonati per andarci a dormire. Il Comune si chiude nella propria fortezza, interpretando il conflitto sociale come una minaccia personale, e diventa sceriffo, invadendo l’autonomia delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria.

Rincarano la dose il segretario comunale e il segretario provinciale del Pd pisano, rispettivamente Andrea Ferrante e Francesco Nocchi, che affermano: “Un attacco alla democrazia che deve essere interrotto. Ci riferiamo ad una serie di eventi susseguitisi negli ultimi mesi (…) pensiamo ad esempio alle azioni di alcuni gruppi di persone che, in Consiglio comunale o direttamente nelle relazioni con amministratori pubblici o con gli uffici, pensano di poter influenzare percorsi e scelte con atteggiamenti prevaricatori e violenti”.

Il centrosinistra gioca alla provocazione parlando di minacce alla democrazia e degenerazioni pilotate dall’alto e facendo un appello alla legalità. Le accuse sono rivolte principalmente alla lista di cittadinanza Una città in Comune, che alle scorse elezioni amministrative ha preso l’8% in coalizione con Prc e ha eletto due consiglieri, Ciccio Auletta e Marco Ricci.

Sarebbero le iniziative dei movimenti e delle associazioni, a essere pericolose. E’ il Municipio dei beni comuni e Progetto Rebeldia, che hanno organizzato in modo pubblico e pacifico, partecipato e trasparente il corteo del 16 novembre a essere reti antidemocratiche. Sarebbero le mozioni e le battaglie politiche portate in aula da Una città in Comune, lista in minoranza, a essere dispotiche.

Suona il campanello d’allarme quando una maggioranza afferma che le realtà sociali, politiche e istituzionali che incalzano il Comune sulle contraddizioni della città sono prevaricatrici e violente. Mentre il Comune che si appresta a svendere pezzi del proprio patrimonio a magnati russi, come nel caso dell’albergo occupato dagli studenti, sarebbe simbolo e garanzia dell’interesse comune.

Basta guardare l’ultima puntata di Report per rendersi conto che a Pisa in Comune, nella maggioranza composta da Pd e Sel, non c’è più il comune interesse né la pubblica utilità.

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