Il cuore di Pisa invaso dal mostro della Mattonaia

QN, pagina 16 (di FRANCESCA BIANCHI)
Trent’anni con la Mattonaia – Il degrado nel cuore di Pisa
Complesso residenziale mai finito: è il simbolo dell’abbandono
Un gioco di contrasti. Un immobile moderno inserito nel cuore del centro storico di Pisa, in uno squarcio aperto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Un’opera di pregio internazionale, stimata 3,3 milioni di curo, citata in alcune delle più importanti riviste di architettura. Un complesso – quello della Mattonaia – che da trent’anni è per i pisani il simbolo del degrado e dell’abbandono. Occupato, offeso, incompleto, ignorato da possibili investitori. Imprese che adesso sono nuovamente chiamate a raccolta per una maxi-asta nella quale si prevede non più di vendere il complesso (400 metri quadrati di fondi commerciali, 11 appartamenti) ma di «scambiarlo» con una serie di opere pubbliche.
Il tormentone Mattonaia – questo il nome che ormai è stato comunemente affidato alla costruzione (una `muraglia’ di mattoni rossi appunto) che si trova nel retro della chiesa di San Michele in Borgo – inizia nel 1944 quando l’area viene bombardata e distrutta. Ad aprirsi tra le macerie è una piazza che dal secondo dopoguerra è utilizzata (primo sfregio) come parcheggio.
Poi nel 1974 l’architetto Massimo Carmassi, all’epoca capo dell’Ufficio Progetti del Comune di Pisa, comincia a interessarsi al rifacimento della piazza. Dal 1979 al 1984 viene elaborato il primo ambizioso progetto, i lavori cominciano nel 1985, in prima battuta finanziati con soldi per l’edilizia popolare. Nell’idea originale il complesso residenziale doveva infatti essere destinato «agli operai che hanno diritto di vivere in centro». Ma la mancanza di un vero progetto esecutivo, che si delinea solo con i lavori già iniziati, e i costi superiori alle previsioni, rallentano il cantiere. Così dopo 17 anni dal via ai lavori, quando ancora manca il rifacimento della piazza interna e una parte di unità immobiliari, nel 2003 il Comune di Pisa decide di vendere il bene.
E qui iniziano i problemi. Le prime due aste, l’ultima nel 2006, vanno deserte. Anche l’interessamento dell’Azienda regionale del diritto allo studio, che sembrava a un passo dall’acquisto, non va in porto. Il «caso» nel tentativo di trovare una spiegazione allo scarso appeal di un’opera firmata da un architetto di fama internazionale come Massimo Carmassi ed elogiata sulle riviste specializzate – approda anche nel libro di Massimo Dringoli «I mestieri del costruire. L’architettura contemporanea a Pisa».
PAROLE che sono un giudizio tranciante: «Sembra plausibile ritenere che il progettista abbia ritenuto di privilegiare scelte stilistiche rispetto alle esigenze dell’utenza». E intanto, mentre il divario tra sperimentazione architettonica e possibilità di fruizione si allarga, l’immobile continua a sprofondare nel degrado. Viene occupato e subisce una serie di atti vandalici. Una vicenda che muove a compassione anche un gruppo di cittadini, commercianti e imprenditori pisani che tra il 2009 e il 2010 costituiscono il «Comitato San Michele in Piazza», pronto a rilevare l’immobile. Ma anche in questo caso la trattativa sfuma inesorabilmente. Adesso, tra meno di un mese, il nuovo capitolo: la maxigara. Obiettivo: chiudere una ferita che sembra insanabile.

L’ostacolo piazza: una parte e proprietà della parrocchia

METTERE i bastoni tra le ruote al recupero della Mattonaia di Pisa ci si è messa negli ultimi tempi anche la Curia. Una parte della piazza, quella più a ridosso alla chiesa di San Michele in Borgo, è infatti di proprietà della parrocchia. E una lite sul marciapiede che corre lungo il retro della chiesa (dove un tempo esisteva una vecchia entrata per i fedeli) ha bloccato per mesi l’avvio della gara.
Un botta e risposta a colpi di missive e antiche carte catastali che ha fatto perdere altri mesi preziosi. Anche in questo caso, il Comune di Pisa ha cercato una soluzione «tampone»: dividere in due lotti i lavori. Unico modo per arrivare alla pubblicazione della terza (si spera non deserta) asta.

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