Il destino della Sapienza incrocia la crisi di governo

TIRRENO PISA, pagina IV
Ci mancava solo la crisi di governo a complicare la travagliata saga della Sapienza, ma se le cose a Roma non precipitano il prossimo 18 ottobre potrebbe essere un giorno di svolta per il palazzo di piazza Dante, chiuso dal 29 maggio 2012, e per la Bup, Biblioteca universitaria, che lì era ospitata.
Infatti, in occasione del 203° anniversario della Scuola Normale, dovrebbero (usiamo il condizionale) essere a Pisa i ministri Maria Chiara Carrozza – Miur, università – e Massimo Bray – Mibac, cultura – per un convegno dedicato al futuro dei libri. In quell’occasione ci potrebbero essere annunci importanti, poiché in tutti questi mesi sia il rettore Massimo Augelllo che il sindaco Marco Filippeschi hanno tenuto contatti ai massimi livelli per trovare una soluzione. Ed entrambi i ministri sono stati avvicinati anche personalmente nei loro recenti passaggi in città.
Ora vanno dette due cose: il convegno per celebrare la Normale è in calendario da tempo, ma la crisi di governo ne ha ritardato l’ufficializzazione; inoltre, la soluzione per la Sapienza ancora non c’è, ma mancano solo pochi dettagli. Bisogna ricordare che il palazzo è di proprietà dell’Ateneo, mentre la Biblioteca Universitaria (oltre 600mila volumi) è sotto la tutela del Mibac. La soluzione dunque gira attorno a due ordini di problemi: chi paga e come organizzarsi. E sembra che l’ostacolo dei finanziamenti sia quasi superato: il Mibac, che finora ha sborsato treno soldi, si accollerebbe la quota maggiore delle spese. Non si sa ancora quanto, perché l’esito della famosa perizia sui danni che ha subito il palazzo nel terremoto del 2012 un mistero; ma una valutazione (seppur parziale) è ormai annunciata per fine mese. E proprio il 18 ottobre l’Associazione “Amici della Bup” presieduta dalla professoressa Chiara Frugoni intende consegnare ai due ministri un documento per chiedere notizie sul «fantasma della perizia».
L’altro nodo è quello delle competenze: l’Università, che si era dichiarata a suo tempo disponibile a prendere in mano la gestione dell’intera Biblioteca, potrebbe essere accontentata. Se questa è la direzione che sta prendendo il dibattito, il tassello finale per chiudere non è irrilevante: tutto ciò vale a regime. E nel frattempo? L’Ateneo ha già spostato lezioni di legge e biblioteca giuridica che avevano sede in Sapienza, mentre la bibli oteca Universitaria (che, ripetiamo, si chiama così ma è sotto il Mibac) si “arrangia” in un fondo prestato dalla Soprintendenza. Dove ospitare i servizi nel transitorio (qualche anno), determinerà tutto il resto.

Gianiuca Campanella

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